la Repubblica, 6 novembre 2017
Scimmie schiave
MBANDAKA (REPUBBLICA DEMO-CRATICA DEL CONGO) La maggior parte delle grandi scimmie (categoria che comprende gorilla, gibboni, oranghi, scimpanzé e bonobo) vive nel profondo delle foreste fluviali. La regione del Basankusu, nella Repubblica Democratica del Congo, che si estende lungo un affluente del fiume Congo, è uno degli ultimi rifugi dei bonobo e fonte di molte delle scimmie catturate e contrabbandate dai trafficanti.
Non è facile arrivare qui. Prendiamo un aereo dalla capitale, Kinshasa, fino a Mbandaka, una cittadina fluviale dove tutte le mattine affluiscono canoe ricavate da un tronco d’albero scavato, che navigano lungo la riva cariche di prodotti della foresta.
Da Mbandaka, abbiamo noleggiato una canoa e abbiamo risalito il fiume. Siamo arrivati fino all’habitat dei bonobo, guardando incantanti alcuni esemplari selvatici della specie che ci fissavano dall’alto degli alberi. «Hanno consapevolezza, empatia e capacità di comprensione», dice Jef Dupain, un esperto di scimmie che lavora per l’African Wildlife Foundation. «Un giorno ci chiederemo come potessimo anche solo pensare di tenerli in gabbia».
Nelle città dell’Africa centrale, come in altre parti del mondo, molti scimpanzé vengono usati come animali domestici. Il presidente della repubblica democratica del Congo, Joseph Kabila, che vive in una villa lungo il fiume a Kinshasa, ha un grande scimpanzé che tiene chiuso in una gabbia. All’Hotel Benghazi, a Mbandaka, il proprietario possedeva una muscolosa mascotte, Antoine, uno scimpanzé maschio, ucciso dopo essere evaso.
Quando ci si inoltra nelle foreste, le grandi scimmie sono adibite ad altri usi. Qui, come nelle parti più remote del Sudest asiatico, dove molte persone sono povere, le scimmie sono cibo.
Jonas Mange, che ora collabora a progetti educativi organizzati dall’African Wildlife Foundation, prima cacciava bonobo in Congo, avventurandosi nei recessi più oscuri della foresta e sistemando trappole con cappi di filo metallico intrecciato. Quando catturava un bonobo adulto si affrettava a sparargli e a vendere la carne. Ma un cucciolo è diverso, dice. C’è un mercato specifico per le scimmie neonate e lui le vendeva vive, ad almeno 10 dollari l’una, a mercanti locali che poi le facevano arrivare di nascosto a Kinshasa per venderle a compratori stranieri per una somma di gran lunga superiore.
A Boende, una cittadina lungo un altro affluente del fiume Congo, tre cacciatori recentemente sono stati sorpresi con delle carcasse di bonobo e condannati a una lunga pena detentiva. Hanno detto che stavano cercando di sfamare le loro famiglie vendendo carne di bonobo, ma cacciare le grandi scimmie in Congo è un reato penale grave.
Da anni Stiles indaga in incognito sul traffico di animali selvatici in Africa, ma recentemente il suo lavoro lo ha portato fuori dal continente. Si è inventato una serie di false identità online, con pagine web che lo segnalano come acquirente di animali rari. Molte transazioni illegali partono da internet, Instagram o WhatsApp. Stiles ha fatto diversi viaggi negli Emirati Arabi Uniti, nuovo snodo chiave per il commercio illegale. In Medio Oriente, gli intermediari pubblicano molte foto di scimmie in vendita, a volte pubblicizzandole come animali da compagnia.
Molti scimpanzé vengono drogati con miorilassanti o alcol. Alcuni vengono ammaestrati a fumare sigarette e tracannare birra. Gli oranghi sono più mansueti degli scimpanzé, ma non lo sono sempre, e gli investigatori raccontano che gli addestratori degli zoo a volte li picchiano con spranghe di piombo avvolte nella carta per costringerli a eseguire dei numeri. Alcuni anni fa la polizia indonesiana ha liberato una femmina di orangotango che era stata depilata e veniva usata come prostituta in un bordello.
«Anche se riusciamo a liberarli, è difficile reintrodurli in natura», dice Cress, l’ex direttore del Programma grandi scimmie dell’Onu. «Sono ridotti malissimo, hanno bisogno di una riabilitazione seria. Quelli a cui è stato somministrato alcol hanno le mani che gli tremano».
Le normative internazionali sulla fauna selvatica proibiscono il commercio di scimmie a rischio di estinzione per scopi commerciali. Gli zoo e altre istituzioni educative sono autorizzati a comprarle, ma hanno bisogno di un’autorizzazione che dimostri, che gli animali sono nati in cattività. Falsificare le autorizzazioni, però, è relativamente facile e gli investigatori hanno scovato scimmie vendute illegalmente in Iraq, in Cina, a Dubai e nello zoo Safari World di Bangkok, dove gli oranghi vengono addestrati a indossare guantoni da pugile e fare a pugni, fra le risate del pubblico.
2017 New York Times News Service (Traduzione di Fabio Galimberti)