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 2017  novembre 04 Sabato calendario

L’amaca

È in arrivo un nuovo digitale, poiché il digitale già in auge, seppure recente, non era abbastanza nuovo. Ci spiegano che si tratta dell’inesausta rincorsa al meglio e al più comodo che l’evo tecnologico ha previsto per ciascuno di noi. Ma di molto scomodo, in questa rincorsa al comodo, c’è il moto perpetuo nel quale ci hanno ficcati: dire “no grazie, per me può bastare così” non è previsto, non è permesso, bisogna continuamente cambiare apparati, impararne l’uso, resettare le abitudini, rimettere mano al portafogli.
Non ne faccio una questione di quattrini (anche se non tutti hanno i quattrini per cambiare il televisore), ma di libertà. La libertà di fermarsi. Dovrebbe esistere un diritto alla requie, e perfino un diritto alla mediocrità e alla obsolescenza. Essere felice davanti a un piatto di fagioli, se uno ne ha voglia, mentre tutti sono in coda davanti al negozio delle aragoste. La corsa forsennata della tecnologia (e dei consumi, e dei desideri, e di tutto) sarebbe morale se fosse facoltativa. È invece obbligatoria, e perciò immorale e dispotica. Essere consumatori è diventato un lavoro che non prevede dimissioni né fuga. Si chiamano: lavori forzati.