il Fatto Quotidiano, 5 novembre 2017
A ognuno la sua isola: in svendita l’Italia dei paradisi del mare
L’isola di Capo Passero, nel siracusano, è splendida: 1300 metri per 400, ospita i resti di una tonnara di inzio Novecento. Il proprietario, Francesco Bruno di Belmonte l’ha venduta (pare per circa 10 milioni di euro) a un gruppo di ingegneri e architetti mantovani. Sulla scrivania del sindaco di Portopalo di Capopassero c’è il progetto: per la tonnara si parla di una “ristrutturazione conservativa”. Per gli altri immobili dell’isola, di una “ristrutturazione conservativa con cambio di destinazione d’uso a turistico alberghiero”. Nella pratica: 18 suite, un ristorante d’eccellenza, 110 stanze, bar, centro benessere, piscine e solarium. “Gli immobili dell’isola oggi sono fatiscenti e abbandonati – spiega il sindaco – ma non cambierà volto”. Salvo il resort extralusso.
Sono decine le isole e gli isolotti in vendita in tutta Italia. Private o statali, quasi sempre hanno vincoli paesaggistici stringenti. Eppure costano diversi milioni di euro: un investimento che – a meno di non trovarsi di fronte un mecenate della natura incontaminata – i compratori cercano di far fruttare.
L’isola di Capo Passero, ad esempio, è stata una riserva naturale, istituita nel 1991 con un decreto poi dichiarato illegittimo dalla Consulta (nel 2014). Nel 1995, viene reinserita in un altro decreto regionale, ma i proprietari fanno ricorso e lo vincono. La Regione non ricorre. Resta – spiegano dal Comune – il vincolo di Natura 2000 che la identifica come zona di interesse comunitario. “La sua particolare collocazione – si legge nella scheda sul sito del ministero dell’Ambiente – rende il sito di grande interesse biologico e naturalistico (…) con notevole diversificarsi degli habitat disponibili per gli organismi animali e vegetali”. Giovedì Legambiente ha annunciato un ricorso gerarchico all’assessorato regionale per i Beni culturali diffidando la Soprintendenza dal revocare in autotutela l’autorizzazione alla vendita: “Siamo preoccupati che facciano finta di non sapere che l’isolotto è una riserva”.
Bastascorrere alcuni siti immobiliari internazionali per trovare altri atolli. È ad esempio in vendita per 4 milioni l’Isola di Cerboli, 4 ettari nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano dove è proibito qualsiasi intervento edilizio. È anche inserita nella zona di protezione speciale dell’Unione Europea (Direttiva Uccelli) che comprende Palmaiola e altri isolotti minori intorno all’Elba. Sul sito dell’agenzia immobiliare Romolini di Arezzo, da settembre risulta invece in vendita l’Isola delle Femmine, 15 ettari in Sicilia al prezzo di 3,5 milioni di euro. A dichiararsi proprietari quattro fratelli di una famiglia nobiliare discendenti del patriota Rosolino Pilo. “È una riserva naturale orientata, c’è l’area marina protetta dal 2002, è sito di interesse comunitario, è zona speciale di conservazione ed è geosito della Regione siciliana – elenca il sindaco, Stefano Bologna – : vincoli che non permettono uno sfruttamento commerciale dell’isola. Chi la compra dovrà limitarsi a guardarla”. È di sicuro un’isola contesa: negli anni Settanta l’amministrazione dell’epoca scrisse ai discendenti chiedendo maggiori investimenti turistici. Poi, nel 2008, il Comune (i cui abitanti sono concentrati sulla terra ferma di fronte all’isola) anzichè intervenire in proprio o con la Regione sulla ristrutturazione della torre del 14esimo secolo, si rivolse di nuovo agli eredi. Due elementi che hanno permesso loro, nel 2012, di rivendicare e ottenere la proprietà dell’isola, altrimenti il Comune avrebbe potuto esercitare l’usucapione.
Anche lo Stato vende i suoi gioielli: è il caso dell’Isola di Poveglia nella laguna di Venezia. Da anni è animata dal comitato “Poveglia per tutti” che ha anche raccolto 480mila euro con il crowdfunding chiedendone al Demanio la concessione per gestirla in modo eco-compatibile e per attività non profit. Dopo quasi mille giorni (hanno un contatore), non hanno avuto ancora risposte ufficiali. Il Demanio, intanto, pensa di inserirla nel bando per la cessione dei fari: “Assegnano però un punteggio molto alto all’offerta economica – spiega il presidente del comitato Lorenzo Pesola – a cui bisogna aggiungere 30-40 milioni per riqualificare. Così si escludono le organizzazioni dal basso”. Nel 2014, l’attuale sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro (Fi), provò ad acquistarla per 513 milioni di euro, ma l’offerta non fu ritenuta congrua dal Demanio. Anche in questo caso, in base alle regole del federalismo demaniale (che permette agli enti territoriali di diventare proprietari degli immobili abbandonati o sottoutilizzati dello Stato), il comune di Venezia avrebbe potuto chiedere la proprietà e darla in gestione alle associazioni. “Si privilegia il settore ricettivo – spiega Pesola – pensando che sia l’unico che possa far risorgere l’Italia. Così, con la sua programmazione economica, il demanio si comporta come l’agente immobiliare delle holding straniere invece di essere un incubatore per le piccole imprese e i loro progetti. Non si può pensare che vendere un’isola per due milioni di euro possa risanare il buco del debito pubblico”.
È salva (per ora) Santo Stefano, una delle isole Ponziane, messa in vendita per 20 milioni di euro dal napoletano Orazio Ciardo. L’atollo accanto a Ventotene è privato per 27 ettari, statale e comunale per 3 ettari (c’è il progetto da 70 milioni di euro annunciato da Renzi e finanziato dal Cipe lo scorso anno per un centro di formazione di studi europei). Qui sorge il carcere borbonico dove fu imprigionato anche Sandro Pertini e l’isola – parco è vincolata. Elemento che, assieme al prezzo, contribuisce a lasciarla senza acquirenti. L’Isola di Marinella, in Sardegna, nel 2014 ha invece rischiato di diventare un resort specializzato in incontri extraconiugali. Il progetto è poi saltato ma risulta ancora in vendita. Ci sono già ville e attracchi. Il rischio è che se dovessero essere approvate le modifiche urbanistiche volute dalla giunta Pigliaru (Pd), sia ancora più facile la speculazione edilizia a ridosso della costa. “Chi compra queste isole per diversi milioni – spiega il coordinatore dei Verdi, Angelo Bonelli – fa solo un’operazione immobiliare oppure pensa di lavorare grazie agli agganci politici per le trasformazioni urbanistiche? Ho visto decine di zone vincolate poi trasformate in alberghi di lusso. Bisogna monitorare con attenzione e dovrebbero farlo il ministero dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Ecco perché, come Verdi, abbiamo presentato un esposto”.