Il Sole 24 Ore, 5 novembre 2017
Paddle, lo «squash 3.0» spopola nello Stivale
Il paddle, la disciplina nata per caso, continua la sua crescita in termini di appassionati, tesserati e campi di gioco.
Se in Italia si contavano meno di 800 tesseramenti nel 2014, oggi è stata superata quota 4mila, con oltre 400 campi sparsi su tutto il territorio nazionale e quasi 250 circoli affiliati nei quali giocare.
La regione capofila è il Lazio, dove ci sono poco meno della metà dei campi presenti lungo lo Stivale. Riconosciuto dal Coni nel 2008, attraverso l’inserimento del Settore Paddle nell’ambito della Federazione Italiana Tennis, il gioco è nato in Messico negli anni Settanta, per caso appunto. Un aristocratico messicano voleva costruire un campo da tennis per la sua residenza ma fece male i calcoli: lo spazio disponibile era troppo piccolo e, soprattutto, limitato sui lati da alcune strutture in muratura. È nato così il campo da paddle, con le pareti e senza soffitto, venti metri di lunghezza e i dieci di larghezza. Proprio le sue ridotte dimensioni, oltre alla facile manutenzione, ne hanno permesso un rapido incremento all’interno dei circoli: nello spazio occupato da un campo da tennis ne possono essere insediati tre da paddle. Il gioco unisce elementi del tennis, dello squash e del racquetball e si caratterizza per mantenere la palla sempre in movimento.
La racchetta, una “pagaia” solida e forata, è lunga non più di 45,50 centimetri, mentre le palline utilizzate sono le stesse del tennis. Dal Messico all’intera America Latina, soprattutto Brasile e Argentina, il paddle si è diffuso negli anni Ottanta negli Stati Uniti e in Europa, dalla Francia alla Spagna. Una delle leggende di questa disciplina è Fernando Belasteguin, classe 1979, conosciuto come “Bela”, argentino trapiantato a Barcellona, si è aggiudicato per cinque volte il campionato del mondo (2002, 2004, 2006, 2014 e 2016) e da 15 anni è al vertice della classifica mondiale del World Paddle Tour.
Nel mondo si contano oltre 7 milioni di giocatori, da noi gli appassionati sono circa 10mila. La prima stagione agonistica, in Italia, si è svolta nel 1991/92. Il primo campione italiano è stato Gianluca Baldi, milanese tesserato per l’Associazione Sportiva Bologna Paddle, circolo che nella stessa stagione si è aggiudicata il campionato per club.
Nell’estate del 1994 è stato inaugurato il primo campo da paddle con pareti di cristallo per consentire le riprese televisive. Un’ulteriore importante vetrina sono gli Internazionali BNL di tennis al Parco del Foro Italico dove, nelle ultime tre edizioni, centinaia di appassionati si sono cimentati nel paddle. All’ultimo campionato italiano hanno preso parte 120 squadre suddivise in tre categorie, serie A, A2 e B. I tornei che si disputano complessivamente in Italia, attualmente, sono circa 120. I numeri, ovviamente, attirano sponsor. Brand del mondo del tennis come Dunlop e Head hanno messo a punto linee dedicate ma anche Adidas, Asics, Joma stanno investendo nel movimento.
«Il paddle è una disciplina con numeri in costante crescita che si sta ritagliando una fetta di spazio sempre più grande nell’ambito dello sport italiano, catalizzando le attenzioni di tantissimi appassionati e non solo», afferma il presidente della Fit, Angelo Binaghi. Oltre agli ex tennisti come Potito Starace e Filippo Volandri, anche diversi calciatori giocano a paddle a cominciare da Francesco Totti, Roberto Mancini, Felipe Anderson e il ct della nazionale under 21