la Repubblica, 5 novembre 2017
Andate a dire ai ciclisti che i videogiochi sono sport olimpico
Il dio degli stadi illumini la mente e ispiri le azioni dei tifosi laziali che oggi potranno accomodarsi in curva Sud. Possono astenersi dalle porcherie su Anna Frank, oppure possono rincarare la dose e alzare, anzi abbassare, l’asticella. Altro non si può dire. Tanto per cambiare ha ragione Lotito, o meglio ha dalla sua una sentenza del tribunale di Roma che aveva accolto il ricorso di un abbonato romanista. In nome di un comune sentire alquanto svalutato, si potrebbe dire che non è giusto, che tutto si può aggirare se una sanzione colpisce il contenente (curva) e non il contenuto (persone). Tutto si risolve in un piccolo trasloco. Un grande trasloco sembra invece quello del Cio, direzione Ridicolo. Si profilano i videgiochi alle Olimpiadi. Non come contorno, come gare con tanto di medaglie. Il comunicato emesso dopo il vertice di Losanna fa pensare, oltre che sorridere.”Gli eSports competitivi possono essere considerati un’attività sportiva, e i giocatori coinvolti si preparano e allenano con un’intensità che può essere paragonata agli atleti degli sport tradizionali”.Ma davvero? Andatelo a dire a un ciclista, a un maratoneta, a un nuotatore. L’inizio del sommario, su Repubblica, fa capire tante cose: “Sponsor da 500 milioni di dollari e attenzione ai più giovani. Il movimento cerca un nuovo appeal dopo il Russiagate”. Che lo trovi a colpi di joystick è tutto da dimostrare. Ma non è da escludere. Nel dubbio gli organizzatori di Parigi 2024 si sono già dichiarati a favore. Nessuna speranza per noi? Nessuna, ho risposto a quelli della bocciofila. Si allenano anche loro, ma le bocce non sono abbastanza diffuse nel mondo e quindi staranno fuori dalla porta. In verità, nemmeno i videogiochi sono diffusissimi in molte zone dell’Africa, dell’Asia, del Centro e Sudamerica, ma anche qui si può aggirare in assoluta serenità. Per maggiore sicurezza, farsi consigliare da Lotito un paio di avvocati.Aproposito di consigli, un libro: “La dea della giovinezza” (ed. Bolis). Sul fatto che l’Atalanta sia definita una dea mi sono già espresso: è una forzatura. Sul fatto che lavori molto bene con i giovani, mi associo agli applausi. Caldara, Conti, Gagliardini, Kessie sono gli ultimi di una lunga serie: Moro, Scirea, Donadoni, Montolivo. Buoni giocatori, come minimo perché Scirea e Donadoni sono stati campioni autentici, da buoni maestri. Due bergamaschi, Stefano Corsi e Stefano Serpellini, il primo insegnante di Lettere in un liceo scientifico, il secondo inviato dell’Eco di Bergamo, sono andati a parlare con gli uni e gli altri. Il primo maestro: Raffaello Bonifaccio. Era davvero un maestro di scuola, passò a lavorare per l’Atalanta per uno stipendio più basso, ma si sa che la passione è passione. Il secondo, dal 1991 al 2015, Mino Favini, innamorato della tecnica («Non credo tanto al fisico»). Un filosofo, a modo suo. Quando ha lasciato Zingonia, ha salutato tutti i tecnici e nessun giocatore («Alla loro età dimenticano in fretta»). E altri tecnici: Pizzaballa, quello della figurina introvabile, Costanzi. Tra i giocatori che parlano, Domenico Morfeo, nato con un talento pazzesco e impegnatissimo a fare di tutto per non diventare un campione. Ci è riuscito.Forse diventerà un campione qualcuno dei meno pagati della serie A. In genere, i giornali pubblicano la tabella dei Paperoni. Questa, dei Paperini, la trascrivo da Libero: 20mila euro annui Krapikas, portiere della Sampdoria. A 30mila Cerofolini, portiere della Fiorentina, il portiere Viscovo e il difensore Cuomo, entrambi del Crotone. A 40 mila altri due del Crotone: il centrocampista Suljic e l’attaccante Borello. A 50mila il portiere del Benevento Brignoli, il centrocampista Caligara della Juve, il difensore Bachniewic dell’Udinese e l’attaccante Vignato del Chievo. Uno che l’anno prossimo guadagnerà certamente di più è Verdi, del Bologna. Due gol su punizione nella stessa partita, uno calciato di destro e uno di sinistro, non li vedevamo da un bel pezzo. L’esordio in azzurro, condizionato dalla voglia di fare, non è stato dei migliori, ma avrà altre occasioni. Ventura rispolvera Jorginho e fa bene. Con la Svezia può tornare utile, anche se il calcio che sa a memoria è un altro, quello del Napoli. Ma che un giocatore possa far bene un solo tipo di calcio è idea obsoleta.Obsolescenza è parola riproposta ieri da Michele Serra nell’Amaca. Il Giorno di giovedì parlava di obsolescenza programmata. Un pezzo che mi ha migliorato l’umore, sulla tecnologia ideata per non durare. Che si scassasse il giradischi o una sveglia, tendevo a colpevolizzarmi. Riparazioni, quando mai? Ricomprare. Apprendo che già nel 1924 ci fu un’intesa tra produttori per ridurre la durata delle pile, e poco dopo negli Usa ai chimici fu chiesto di indebolire il nylon delle calze da donna, che duravano troppo a lungo. Per gli oggettini come i cellulari, sentite la finezza, conviene parlare di “precoce esaurimento estetico”. E se si consumasse il consumatore?