la Repubblica, 5 novembre 2017
Guerra fredda ad alta tensione tra Arabia e Iran
Il premier libanese Saad Hariri s’è dimesso accusando Iran e Hezbollah di aver cercato di ucciderlo. Con una scelta senza precedenti, ha dato l’annuncio dagli schermi di una tv dell’Arabia Saudita. Ad accrescere la tensione, un missile diretto su Riad è stato abbattuto dalla contraerea del reame petrolifero. Nell’ultima settimana, Hariri è volato per due volte nella capitale saudita, dove ha incontrato l’erede al trono Mohammed bin Salman, lo stratega della campagna contro l’Iran. Scegliendo Riad, Hariri ha cercato l’imprimatur del reame petrolifero di cui resta un fedele suddito.Inoltre, accusando Iran e Hezbollah di volerlo uccidere, ché di questo in parole povere si tratta, è evidente che lo stesso ex primo ministro ha pensato di aggiungere un argomento forte, come la sua vicenda personale, alla campagna lanciata dall’Arabia Saudita, d’intesa con l’Amministrazione americana, contro Teheran e gli Hezbollah.Campagna le cui conseguenze appaiono imprevedibili. «Voglio dire all’Iran e ai suoi seguaci – ha scandito Hariri con insolita aggressività – che stanno perdendo nei loro tentativi di interferire con le nazioni arabe e che le mani protese su di esse con malvagità saranno tagliate». Quelle di Hariri sembrano dimissioni annunciate. Basta rileggere le affermazioni fatte qualche giorno fa dal ministro saudita per gli Affari del Golfo, Thamer al Sabhan, fedelissimo dell’erede al trono Mohammed bin Salman, il quale, dopo una breve puntata a Beirut, la scorsa settimana, ha fatto appello ad abbattere gli Hezbollah, annunciando che nei prossimi giorni vi sarebbero state «novità stupefacenti». Ieri sera al Sabhan ha confermato le accuse del premier libanese dicendo di avere «informazioni confermate» a riprova del complotto.Non è la prima volta che Saad Hariri accusa gli avversari di creare nei suoi confronti un’atmosfera di terrore simile a quella che incombeva sul Libano alla vigilia dell’attentato che il giorno di San Valentino del 2005 costò la vita al padre, l’ex premier Rafik Hariri, e ad altre 22 persone. Quattro anni dopo, nel 2009, poco dopo aver vinto le elezioni ed esser stato nominato primo ministro il giovane Hariri si dimise e per tre anni scomparve dalla scena politica.La differenza rispetto al 2009 è che oggi il contesto regionale, segnato dalla guerra in Siria, è più rischioso. Non a caso il leader druso Walid Jumblatt, politico navigato, ha giudicato la scelta di Hariri «incomprensibile» dal momento che con le sue dimissioni trascina il Libano nel calderone della crisi, rompendo con l’atteggiamento di «dissociazione» che aveva permesso al Libano di godere di una posizione di neutralità.Tant’è che immediatamente s’è levata la voce del premier israeliano, Netanyahu,secondo cui le parole di Hariri equivalgono ad una «sveglia» per il mondo «contro l’aggressione di Teheran».