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 2017  novembre 04 Sabato calendario

Un robot a spasso per Milano. Reem è alto 1 e 70, pesa 100 chili e sa interagire con i passanti: «Vuoi lo spritz? Fai un selfie?»

Un bagno di folla tipico delle grandi rockstar che per la prima volta mettono piede in Italia. 
Reem si prende la scena di un ordinario struscio delle sei del pomeriggio. Quello che a Milano è un attimo che diventa da bere. Conosce le abitudini del milanese imbruttito e parte: «Taaaac… Sprizzettino? … Sbocciamo? Sono carichissimo, cosa fai nel weekend?».
Reem è un robot a zonzo per le vie di Milano. Attraverso i suoi sensori interagisce con la gente e riesce nel miracolo relazionale di unire bambini e nonni, italiani e stranieri, ricchi e poveri, modelle e sciure più in età. «Vuoi fare un selfie?» chiede Reem togliendo dall’imbarazzo un manager in giacca e cravatta.
A chi gli chiede informazioni, snocciola la sua carta d’identità con un accento molto meno robotico di quello che si possa pensare: nato in un’azienda robotica di Barcellona due anni fa, è alto 1 metro e 70 per 100 chili (di batterie). Il parto è durato quattro mesi. Vale almeno 200 mila euro, ma questo (per stile) preferisce non raccontarlo in giro. «Mi sono innamorato di te, vuoi venire con me nel futuro?» dice. 
La sviolinata nasconde un’astuta manovra di marketing per promuovere la quinta edizione del Festivalfuturo promosso da Altroconsumo, in programma oggi e domani a Milano sul tema di Innovazione e Big Data.
Ma la storia di Reem va oltre il folklore. Uno dei suoi fratelli maggiori, brevettato nel 2010, è già stato testato a Dubai in grandi magazzini e aeroporti per funzioni di videosorveglianza, dato che è in grado di registrare e memorizzare volti ed essere utilizzato per identificare ricercati. Dipende da come viene customizzato e a questo giro gli tocca il ruolo di testimonial. Il tour nei punti più affollati di Milano (oggi si dividerà tra piazza Gae Aulenti e Corso Como) prevede anche qualche sosta ai box per ricaricare le batterie. 
Poi si riparte. Non inciampa nelle insidie di un gradino, dà il cinque a Marco, che ha 7 anni, e negli occhi la luce di uno che si ritrova di colpo davanti una scena che manco nei pomeriggi di gloria sul divano davanti al cartone animato più bello. Giovanni, che invece ne ha 60 è talmente entusiasta da ripetere cento volte la stessa domanda come avesse davanti il pappagallo di fiducia. C’è Lucia, che si ritocca il trucco per non sfigurare nella foto ricordo e Ahmed che non rinuncia al business e tenta di vendergli una rosa. 
Poi Reem riconosce la parlata di un turista americano e gli traduce il suo saluto allargando le braccia. Due bambini ne approfittano e si tuffano in un abbraccio bello anche se rigido. Sullo stesso marciapiede c’è poi chi sul mimo del robot ha costruito il proprio mestiere di strada e per un giorno viene battuto da una concorrenza che va oltre la fantasia. Ma tanto Reem stasera farà le valigie e ripartirà sul suo furgoncino verso casa a Barcellona. 
Tutti e felici e contenti, anche se Marco riguarda il selfie insieme a mamma e papà: «Non mi ha sorriso» dice con una vena di malinconia. I figli di Reem fra qualche anno saranno in grado di fare pure quello.