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 2017  novembre 04 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LO SCANDALO DELLE MOLESTIE SESSUALIREPUBBLICA.ITPARIGI - Una macchia d’olio che si allarga, appiccicosa

APPUNTI PER GAZZETTA - LO SCANDALO DELLE MOLESTIE SESSUALI

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PARIGI - Una macchia d’olio che si allarga, appiccicosa. Lo scandalo delle molestie sessuali sulle donne, scatenato negli Usa dal caso Weinstein, dilaga in Francia, in Austra, in Gran Bretagna. Dopo attrici, medici, poliziotte e consulenti finanziarie, tocca ora alla politica. 

Si parte dalla Francia: le accuse arrivano da diverse donne del Front National, il partito di estrema destra guidato oggi da Marine Le Pen. Secondo Le Monde "diverse donne accusano in modo ricorrente di essere vittima di aggressioni, molestie o minacce da parte di membri del Front National". La direzione del partito non ha per il momento reagito. Tra i nomi quello di Axel Loustau, consigliere regionale Fn e vicino a Marine Le Pen.
 

L’inchiesta di Le Monde parte da un episodio del luglio 2016, quando una ex collaboratrice del partito denuncia mesi di minacce e ricatti da parte di un consigliere regionale, Axel Loustau (nella foto). Interviene la polizia ma il presidente del gruppo FN in Parlamento, Wallerand de Saint-Just, non dà peso alla vicenda. Loustau è un uomo di fiducia di Marine Le Pen, tesoriere del piccolo movimento della presidente del FN, "Jeanne"

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Ma non è l’unico nome. Una consigliera regionale del Fn, Aurelie Vournet, ha denunciato l’ex amante, che l’avrebbe picchiata proprio dopo una seduta del partito. La Vournet avrebbe denunciato i fatti a Marine Le Pen, che avrebbe però risposto di rivolgersi alla giustizia. Nel partito, sostiene Le Monde, "il culto della virilità e l’indulgenza nei confronti di ’comportamenti gallici’, secondo un’espressione utilizzata nei corridoi, può insabbiare comportamenti problematici".

Nel Regno Unito il deputato del partito conservatore britannico Charlie Elphicke, 46 anni, è stato sospeso dopo le "gravi accuse" a suo carico "che sono state sottoposte alla polizia". Lo conferma il partito, mentre Elphicke, membro della commissione Tesoro dei Comuni, assicura di non essere al corrente delle accuse, nega qualsiasi comportamento scorretto e lamenta che la stampa è stata informata prima di lui della sua sospensione. Lo scandalo su presunti abusi sessuali ha coinvolto deputati di tutti i partiti nel Regno Unito e portato alle dimissioni del ministro della Difesa, Michael Fallon.

Giovedì il deputato laburista Kelvin Hopkins, sospeso per presunti abusi sessuali su una giovane militante, ha negato "in modo assoluto e categorico" ogni accusa, mentre il collega Clive Lewis ha dovuto difendersi dalle medesime accuse.

Per il numero sempre crescente di rivelazioni e accuse contro persone di potere, i partiti politici britannici hanno annunciato questa settimana che introduranno un codice di condotta interno più restrittivo e avvieranno procedimenti di indagini più rigorosi. La premier Tory, Theresa May, si riunirà lunedì con i leader dell’opposizione, il laburista Jeremy Corbyn e il liberaldemocratico Vince Cable, per studiare misure al riguardo da far approvare in Parlamento.

Si apre un fronte anche in Austria: Peter Pilz, ex capo dei Verdi adesso leader della Pilz list che ha ottenuto quattro seggi alle ultime elezioni, si è dimesso da leader del suo gruppo dopo le accuse di molestie sessuali mosse nei suoi confronti da una giovane donna e risalenti al 2013. "Ho sempre combattuto per standard rigidi e questi standard si applicano anche a me", ha dichiarato il 63enne in un comunicato in cui ha annunciato la decisione di dimettersi dopo che il settimanale Falter ha pubblicato le accuse.

La giovane donna ha raccontanto che un Pilz molto alticcio le mise "le mani dappertutto" nel corso di un forum annuale a Alpbach quattro anni fa e che due altri partecipanti lo trascinarono via, quando lei cercò di divincolarsi. Pilz ha dichiarato di non ricordare l’incidente ma di considerare le affermazioni "molto gravi". Il politico austriaco ha rigettato le accuse fatte la scorsa settimana anche da una donna membro dei verdi che ha detto di aver ricevuto attenzioni non richieste in almeno una decina di occasioni quando ancora Pilz faceva parte del partito.  Oscar nel 2009, Kate Winslet non ringraziò Weinstein: ’’Mi dissero di farlo, rifiutai’’ Condividi  
Se Hollywood è nel mirino, con una densità di casi simili a quando, nel 2001, lo scandalo della pedofilia si abbattè sulla chiesa cattolica, frasi indecenti, avance non gradite sono comuni in situazioni di squilibrio di potere. Le donne che durante la campagna elettorale per la Casa Bianca hanno accusato Donald Trump di molestie si sono chieste nei giorni scorsi perché Weinstein sì e Trump no, adesso lo scandalo arriva a lambire i palazzi della politica, del giornalismo - sul banco degli imputati è David Corn di Mother Jones -, perfino le Nazioni Unite con 31 casi di denunce rese note oggi dal portavoce Stephane Dujarric che non riguardano solo i peacekeeper ma anche personale delle agenzie dell’Onu.

"Le molestie sessuali sono intollerabili", ha detto a Tokyo Ivanka Trump, la figlia del presidente, ma a Capitol Hill una senatrice e altre tre ex parlamentari hanno descritto ben altra storia denunciando all’Associated Press un clima di pressioni sessuali da parte dei colleghi del Senato. Mentre in Kentucky lo speaker della Camera Jeff Hoover ha davanti a sè un futuro incerto dopo aver patteggiato le accuse che gli aveva fatto una persona del suo staff.

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Julianna Margoulis, la star di The Good Wife, si è aggiunta alla schiera di donne vittime di molestie sessuali da parte di Harvey Weinstein e ha fatto un altro nome tra i sospetti predatori sessuali del mondo di Hollywood: Steven Seagal. L’attrice ha detto che sia Weinstein che Segal hanno cercato di molestarla sessualmente all’inizio della sua carriera dopo che era stata portata nelle rispettive camere d’albergo del produttore e dell’attore da assistenti donne, sulla carta per ragioni di lavoro. "In realtà queste donne mi facevano entrare nella tana del lupo", ha detto l’attrice alla radio Sirius XE. Foto
Nel caso di Seagal, Margoulis aveva 23 anni ed era stata invitata da una direttrice del casting per rivedere una scena con l’attore e decidere se avrebbe avuto una parte. Arrivata all’hotel, la donna non c’era, ma Seagal sì. "Mi ha fatto vedere la sua pistola. Mi sono messa a gridare, e non so come ho fatto, ma sono uscita da quella stanza illesa". L’incontro ravvicinato con Weinstein risale al 1996. Anche in questo caso l’attrice era stata invitata all’hotel Peninsula, dove si trovava il produttore, per un provino. Weinstein aprì la porta in accappatoio, dietro di lui una tavola era apparecchiata a lume di candela per una cena per due, la Margoulis se l’è data a gambe. Weinstein su tutte le furie ha sbattuto la porta: "Ovviamente dopo non ho avuto la parte".

Intanto la polizia di New York ha raccolto abbastanza indizi per una credibile accusa per stupro contro il produttore di Hollywood Harvey Weinstein e ci sono anche abbastanza prove per un mandato d’arresto. L’attrice protagonista di "Boardwalk Empire", Paz de la Huerta, lo accusa di un doppio stupro nel suo appartamento a New York nel 2010. "Ci ha presentato un racconto credibile e dettagliato. Poi noi abbiamo verificato e abbiamo trovato conferme" ha detto il capo dei detective del NYPD Robert Boyce in una conferenza stampa. "Se questa persona fosse ancora in città e la cosa fosse recente, l’avremmo senza dubbio arrestato. Ma stiamo parlando di un caso di sette anni fa e prima dobbiamo raccogliere ulteriori prove".

KEVIN SPACEY
Le riprese sospese a tempo indefinito, l’ambiente di House of cards definito dalla troupe "intossicato" dalle molestie. Il futuro della serie tv è più che mai incerto dopo che si moltiplicano le accuse contro Kevin Spacey. L’attore, che grazie al personaggio di Frank Underwood ha ottenuto una popolarità che neppure l’Oscar gli aveva dato, avrebbe dovuto essere sul set mercoledì scorso ma, naturalmente, non si è presentato.

Netflix ha fatto sapere che sta valutando con la casa di produzione della serie, la MRC, come proseguire ma gli esperti ipotizzano due scenari: la conclusione della serie una stagione prima del previsto o la continuazione senza Spacey. E in comunicato ufficiale chiarisce: "Netflix non sarà più coinvolta con altre produzioni di House of Cards che includano Kevin Spacey".

Si fa sempre più viva infatti l’ipotesi che la produzione della serie tv americana decida di uccidere, nella fiction, il presidente Underwood interpretato da Kevin Spacey. Secondo Variety questa scelta permetterebbe alla saga di continuare incentrando la sesta stagione su Claire, la moglie di Frank interpretata da Robin Wright. Oltre a non troncare la storia, l’obiettivo sarebbe quello di salvaguardare i 300 dipendenti della serie che resterebbero altrimenti disoccupati con la cancellazione della sesta stagione.
 

You have to know how to finish.

— Frank Underwood (@Frank_Underwood) 3 novembre 2017 Nel frattempo uno degli account Twitter a nome Frank Underwood, ma che non ha alcun legame ufficiale con Netflix o con la serie, continua a "sfornare" aforismi anche in questo difficile momento con chiari riferimenti sia alla fine della serie che alle accuse rivolte a Spacey.

Some people run their course.

— Frank Underwood (@Frank_Underwood) 3 novembre 2017 Tra gli ultimi: "Bisogna sapere come finirla" oppure "il potere non crea i mostri, li rivela" o ancora "dopo tutto noi siamo nè più nè meno di quello che vogliamo rivelare".

Doubt is what you should be having.


"È una storia di vent’anni fa. Probabilmente lui neanche se ne ricorda. Ma io sì. E ricordo anche molto altro". Miriana Trevisan, showgirl che ha esordito con Non è la Rai per poi passare a Striscia la notizia e La ruota della fortuna, ha rivelato a Vanity Fair un caso di molestie che coinvolge il regista Giuseppe Tornatore.

Si aggiunge quindi un nuovo nome a quelli coinvolti nelle rivelazioni seguite al caso Weinstein, il produttore americano accusato da un’inchiesta del New Yorker di violenza su decine di attrici. Dopo l’accusa a Weinstein, migliaia di donne - anche non famose - si sono fatte avanti raccontando la propria storia su Twitter con l’hastag #metoo. E decine di attrici hanno coinvolto altri colleghi, come Dustin Hoffman, accusandoli di molestie. Anche Kevin Spacey è stato travolto dalle accuse di un collega, accuse che hanno convinto/costretto l’attore a fare coming out.

"Vent’anni fa - racconta Trevisan - andai negli uffici di Tornatore. Era un appuntamento che mi aveva organizzato il mio agente. Non era un provino, ma un primo incontro in vista di un film in lavorazione, La leggenda del pianista sull’Oceano. C’era una segretaria che mi accolse ma poi se ne andò. Rimanemmo soli. Dopo qualche tranquilla chiacchiera sul film, quando ci stavamo salutando, il regista mi chiese di uscire con lui quella sera per andare a mangiare una pizza. Io risposi che avevo già un impegno, lo ringraziai e mi alzai per andarmene".

Continua l’attrice: "Lui mi segui fino alla porta, mi appoggiò al muro e cominciò a baciarmi collo e orecchie, le mani sul seno, in modo abbastanza aggressivo. Riuscii a sfilarmi e scappai via. Ero entrata sentendomi una principessa, a un passo da un sogno che si realizzava, pensavo ’forse farò un film con un regista premio Oscar’ e sono uscita sentendomi uno straccio".