Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  novembre 04 Sabato calendario

Risanare i conti pubblici spiegandoli agli italiani: all’Università Cattolica nasce l’Osservatorio sulla finanze di Stato. Diretto da Cottarelli

Dei tanti commissari alla revisione della spesa che l’Italia ha conosciuto in questi anni, Carlo Cottarelli è stato, assieme al professore bocconiano Roberto Perotti che ha ereditato il suo incarico e come lui lo ha lasciato in breve tempo, il meno “politico”. Nel senso che l’obiettivo della spending review per come la intendeva il funzionario del Fondo monetario internazionale non era quello di trovare risparmi per finanziare altre spese, ma quello di rimettere in sesto, per quanto possibile, i conti pubblici italiani. Un approccio risultato perdente, come conferma il fatto che in questi anni il rapporto tra debito pubblica e Pil abbia continuato la sua ascesa e come dimostrano le promesse della campagna elettorale appena iniziata: abbandonare il contenimento del deficit promesso all’Europa è uno dei pochi punti che accomuna i programmi dei principali partiti.
«Pare che il problema del debito pubblico e delle compatibilità finanziarie sia stato completamente rimosso, come se non avessimo appena affrontato una crisi gravissima in parte indotta proprio dalla nostra incapacità di controllare le finanze pubbliche negli anni buoni. Il paese sembra incapace di imparare dall’esperienza; passa da una crisi all’altra sempre ripetendo i medesimi errori» avvertiva ieri Massimo Bordignon, direttore del Dipartimento di Economia e finanza dell’Università Cattolica di Milano presentando l’Osservatorio sui conti pubblici italiani, nuova creatura nata proprio dalla collaborazionetra l’ateneo e Cottarelli, oggi tornato al suo ruolo di alto funzionario del Fmi.
L’Osservatorio diretto da Cottarelli e finanziato da un gruppo di grandi imprese (Intesa Sanpaolo, Deutsche Bank, Banca Passadore, Pirelli, Fondazione Arvedi, Fondazione Marche, Oliver Wyman e Arca) pubblicherà regolarmente analisi e dati aggiornati sulla finanza pubblica italiana, nella speranza di alzare il livello del dibattito nazionale sui conti dello Stato. Avrà quattro obiettivi principali: la riduzione del rapporto tra debito e Pil, una gestione efficiente della spesa, una riduzione delle tasse compatibile con il risanamento dei conti, una maggiora trasparenza sulla finanza pubblica. Parlando direttamente ai cittadini, con toni divulgativi, perché se i conti dell’Italia sono quelli che sono è anche colpa loro, o meglio: della loro scarsa sensibilità sull’importanza di avere un bilancio pubblico meno problematico.. «Spesso si incolpano i politici, chi sta al governo, del mal funzionamento del settore pubblico. Ma, in ultima analisi, in una democrazia i governi riflettono la volontà popolare e quindi per cambiare le cose occorre cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto ai danni che un settore pubblico squilibrato finanziariamente e poco efficiente causa a tutti noi» ha spiegato Cottarelli. Come dire: se non si riesce a cambiare il sistema dal di dentro per le troppe resistenze di una politica abituata a guadagnare popolarità con la spesa pubblica, ci si può provare “da fuori”, sensibilizzando quegli elettori a cui la politica deve rispondere.

DAL SOLE DI STAMATTINA
ROMA
Un rafforzamento della web tax transitoria prevista dalla manovrina correttiva di primavera con strumenti ad hoc a disposizione del Fisco per verificare i presupposti che inducono i big del web, e non solo, a dichiarare l’assenza di una stabile organizzazione nel nostro Paese ai fini fiscali. E l’introduzione di un’imposta sulle attività digitali del 6% sui ricavi «per la cessione di servizi pienamente dematerializzati da parte di soggetti non residenti a soggetti residenti in Italia» (si veda il Sole 24 Ore dell’8 ottobre). 
A dare maggiore forza alle misure già adottate dal decreto sulla correzione dei conti è uno dei quasi 4mila emendamenti (3.954 per la precisione) al disegno di legge di bilancio, firmato da Massimo Mucchetti (Pd), che dovrebbe fungere da apripista all’introduzione di una vera e propria web tax, su cui da tempo spinge molto il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd). Che però sul versante transazioni mette in guardia dal rischio che il meccanismo possa costringere anche le imprese italiane a pagare più tasse. Tra gli altri ritocchi presentati al Senato dai gruppi parlamentari, anche versione trasversale o bipartisan, il prolungamento al 2019 della sperimentazione dell’Ape social (con allargamento della platea), il rifinanziamento del bonus bebé, e la tassa sul fumo per destinare 500 milioni al “Fondo oncologici”. Il tutto mentre il governo apre sulla riduzione graduale del super-ticket sanitario per il quale Mdp chiede però la totale soppressione.
Web tax rafforzata 
Il governo e la maggioranza stanno valutando per le modifiche in Parlamento un percorso in due tempi: rafforzare con ritocchi al Senato, dove è all’esame il Ddl di bilancio, il dispositivo già in vigore e completare l’intervento nel passaggio della manovra alla Camera con il recepimento dell’eventuale accordo a livello europeo (al quale sta lavorando il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan) per tassare il flusso o le transazioni delle internet company. Con l’emendamento Mucchetti verrebbe tassata la base imponibile dichiarata da giganti e non del web, che sarebbe poi verificata dall’agenzia delle Entrate attraverso un meccanismo che prevederà l’attribuzione di un codice fiscale. Questo, afferma Mucchetti, è «il frutto del lavoro di un anno delle commissioni Industria e Finanze del Senato sul disegno di legge che avevo presentato. L’emendamento dà forma giuridica anche agli orientamenti espressi dai quattro principali paesi dell’Ue».
Proroga Ape social 
Dal Pd sono arrivati 410 emendamenti (di cui circa 200 “vidimati” dal gruppo, gli altri a titolo personale) al Ddl di bilancio, su cui la commissione Bilancio del Senato comincerà a votare tra la fine della prossima settimana e l’inizio di quella successiva dopo il via libera dell’Aula di Palazzo Madama al decreto fiscale. Tra i ritocchi Dem, come ha sottolineato il capogruppo Pd in Commissione, Giorgio Santini, c’è quello che punta a prorogare al 2019 l’Ape social allargandone e fluidificandone i criteri. Si tratta, sottolinea Santini, di un «contenitore pronto a recepire» l’eventuale «intesa governo-sindacati» sull’esenzione dei lavori gravosi dall’aumento automatico a 67 anni nel 2019 dell’età pensionabile. Mdp propone invece di estendere a tutti l’opzione donna per uscire prima.
Aumento tassa fumo 
Dalla commissione Sanità di Palazzo Madama arriva un correttivo, condiviso da Pd e Ap, per finanziare l’acquisto di farmaci oncologici innovativi e potenziare le reti delle cure palliative, in particolare pediatriche, facendo leva su un aumento delle tasse sui tabacchi (gettito atteso 500 milioni).
Super-ticket sanitari 
In commissione Bilancio al Senato il viceministro dell’Economia Enrico Morando conferma che è «necessario» un intervento sui superticket, a fronte delle «difficoltà per i cittadini di usufruire delle prestazioni sanitarie anche nelle Regioni più virtuose». Il Governo punta a una riduzione graduale, ma Cgil e Mdp, con un emendamento ad hoc, premono per un’immediata e totale abolizione della “maggiorazione”.
Bonus bebè 
Ap, che ha depositato 550 emendamenti in Commissione, punta su un pacchetto famiglia imperniato su una card per i nuclei numerosi e sul rifinanziamento del bonus bebè, senza il quale Alternativa popolare minaccia di non votare la manovra. Anche il Pd ha presentato ritocchi per “ripristinare” il bonus bebè e alzare l’attuale tetto di 2.840 euro sopra il quale i figli non sono più considerati a carico dei nuclei per beneficiare delle detrazioni.
Estensione della cedolare 
Il Pd propone di introdurre la cedolare secca anche sugli affitti dei negozi non locati da tempo per contrastare il fenomeno delle “saracinesche chiuse”.