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 2017  novembre 04 Sabato calendario

Roma, due quattordicenni stuprate da due rom conosciuti in chat

Legate a una ringhiera con le manette, portate in un luogo isolato e stuprate all’estrema periferia Est di Roma. Le vittime sono due quattordicenni, violentate da un nomade bosniaco di 21 anni, Mario Seferovic, nato a Napoli ma residente nel campo nomadi di via di Salone, uno dei più pericolosi e problematici della Capitale. Paola, così la chiameremo, si era innamorata di Mario conosciuto su Facebook: avevano chattato per diverso tempo, Mario aveva conquistato la sua fiducia, tanto che la ragazza aveva accettato un incontro. La giovane aveva capito che Mario era un rom, ma non le importava, voleva parlarci, vederlo. Un incontro che si è trasformato in un incubo, in una serata di violenza folle. L’infamia peggiore ai danni di una donna, anzi di due bambine.
LE MANETTE
È maggio, Paola va all’appuntamento con una sua amica, anche lei ha 14 anni. Mario porta con sé un complice, Maikon Bilomante Halilovic, 20 anni. I due nomadi vivono in via di Salone, il campo che ospita 600-800 persone, un tempo villaggio della solidarietà, da anni definito addirittura dalle forze dell’ordine «terra di nessuno». Nonostante la pericolosità è uno dei campi dove i vigili fanno sorveglianza saltuariamente. E ieri sera non c’erano. 
L’incontro con le quattordicenni si è trasformato in orrore. Secondo la ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Montesacro diretti dal maggiore Spinnato, i due nomadi con minacce verbali hanno costretto le ragazzine ad andare in una zona isolata. Siamo su via Collatina, angolo via Renato Birolli, uno stradone dove sorgono alcune industrie e un deposito dell’Atac. C’è un’area verde incolta, luogo di prostituzione e ritrovo di drogati. Un cancello dà accesso a un piccolo viale e a un’area con verde incolta. Lì è avvenuto lo stupro, ci sono anche materassi abbandonati.
LA RICOSTRUZIONE
Secondo le indagini, le ragazzine sono state ammanettate a una ringhiera. Halilovic ha fatto da «palo», era attento che non arrivasse nessuno mentre Seferovic violentava le quattordicenni. Soltanto un mese dopo una delle due ha raccontato ai genitori quello che è accaduto. Sono quindi iniziate le indagini dei carabinieri che sono riusciti a individuare i bosniaci. Nella notte tra giovedì e venerdì Seferovic è stato arrestato nel campo nomadi di Salone: era già conosciuto alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio. Halilovic invece è stato arrestato a Tor Sapienza, un angolo di periferia devastato da un altro campo rom, quello di via Salviati: qui abitava Serif Seferovic, condannato per il furto della borsetta a Yang Zhao, la ragazza cinese morta mentre inseguiva i suoi ladri, e arrestato a ottobre con l’accusa di omicidio in relazione alla morte di 3 ragazze (due minorenni) uccise da un incendio mentre dormivano in un camper. L’accusa per Mario Seferovic e Maikon Bilomante Halilovic è violenza sessuale di gruppo continuata e sequestro di persona continuato in concorso. Halilovic, secondo le indagini dei carabinieri, non ha partecipato allo stupro. I militari della Stazione di Roma Tor Sapienza hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica. Il blitz dell’altra notte è stato compiuto con grande riserbo, per non insospettire l’ambiente dei rom. I due ragazzi nei mesi successivi allo stupro non avevano tentato di fuggire. Adesso si trovano nel carcere romano di Regina Coeli. Ieri nel campo di via Salone c’era omertà. Diverse persone ammettevano di conoscere Mario, nessuno ha voluto raccontare la sua storia. Qualcuno però chiedeva: «Ma quanti anni gli daranno?».