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 2017  novembre 03 Venerdì calendario

Sguattere del Guatemala, serate bunga bunga e furbetti: il bestiario delle vite degli altri

Ragazze «briffate», furbetti del quartierino, sguattere del Guatemala. Il film delle vite degli altri ha una sceneggiatura con protagonisti da commedia dell’arte, drammi familiari, battute fulminanti ed espressioni gergali. Parole e fatti che in alcuni casi hanno fatto il giro del mondo e svelato l’altra faccia del potere. A volte esagerando nel mettere in piazza fragilità, sentimenti, drammi familiari. Altre volte dando conto di un’epoca con una veridicità senza eguali. Con il nuovo decreto del governo queste conversazioni intercettate considerate irrilevanti da un punto di vista penale non le leggeremo più. «Nessun bavaglio alla stampa, ma si limiteranno gli abusi», ha spiegato il premier Paolo Gentiloni. Buttandola sul concreto, se ci fossero state le nuove regole, non avremmo saputo i dettagli piccanti sul bunga bunga e sulle imprese di Stefano Ricucci. Non avremmo commentato al bar la relazione dell’ex ministra Federica Guidi con il fidanzato Gianluca Gemelli, né la conversazione tra Matteo Renzi e il padre Tiziano sull’inchiesta Consip.Riavvolgiamo il nastro al 2010. Silvio Berlusconi è presidente del Consiglio e scoppia il caso Rubygate. Dalle intercettazioni telefoniche si scopre il ‘mondo’ del bunga-bunga e delle cosiddette «cene eleganti» con starlette, politici e giornalisti alla corte del Cavaliere. Ad aprile 2012 si leggono le frasi dell’ex consigliera regionale (oggi dj) Nicole Minetti che, al telefono, spiegava a un’amica come comportarsi per una serata con l’allora premier: «Ti volevo un attimo briffare, giusto che non ti prendi male perché ne vedi di ogni, è la disperation più totale». E ancora: «Ci sono varie tipologie: c’è la zoccola, la sudamerica... che viene dalle favelas...». Linguaggio diretto e colorito, per usare un eufemismo. E, scorrendo le intercettazioni dell’epoca, ci sarebbero gli elementi per scrivere più di un romanzo. Dalla «patonza deve girare» pronunciata da Berlusconi nel 2008, alla cruda sintesi di Ruby, la ragazza marocchina allora minorenne al centro dell’inchiesta: «Noemi (Letizia, ndr) è la pupilla, io sono il culo». Tornando più indietro e passando da ville e camere da letto alla finanza, le parole non sono meno ‘vivaci’. Anzi. L’estate 2005 è quella della scalata ad Antonveneta e il tentativo di Stefano Ricucci di conquistare Rcs. Sue le espressioni diventate celebri, in seguito alle intercettazioni: «Ma che stamo a ’fà, i furbetti der quartierino?», detta al suo collaboratore. O, ancora, quella a lui attribuita a una riunione con giuristi e banchieri: «Ma che volete fa’, i froci cor culo dell’artri?». Ricucci, da allora, non ha più messo piede nel salotto buono della finanza, ma le sue frasi resistono da ben 13 anni. Resiste meno il ricordo di un sms d’amore di Anna Falchi, allora sposata con l’immobiliarista di Zagarolo, finito agli atti e poi sui giornali. Era un messaggio privato, privatissimo, di una moglie al marito («Amore mio grande ti amooo, capito? Sono tua per sempre ricordalo»), ma finì su tutti i giornali. Oggi, con il decreto intercettazioni, quell’sms non lo leggeremmo più. Come non avremmo nessuna contezza della crisi (giugno 2015) tra l’ex ministra dello Sviluppo Guidi e il fidanzato. Lui che la incalza per avere incontri importanti, lei che la butta sul personale: «Non fai altro che chiedermi favori, con me ti comporti come un sultano... o mi sono rotta (...). Tu siccome stai con me e hai un figlio con me, mi tratti come una sguattera del Guatemala». La ministra insiste, parla di «camicie», «cattiverie» e sintetizza «io per te valgo meno di zero». Un dramma familiare umano, forse troppo umano per essere reso pubblico.Recentemente è stato intercettato anche Matteo Renzi. La telefonata di cui ha dato conto il Fatto quotidiano, anticipando il libro di Marco Lillo, è del marzo scorso. L’ex premier parla al telefono con babbo Tiziano. «Non dire bugie. Non ti credo. Hai visto Romeo una o più volte?». In ballo c’è l’inchiesta Consip. Renzi insiste con un fuoco di fila di domande. Un confronto a tratti duro, durissimo. Tra padre e figlio può capitare. Che tutto finisca in piazza a breve potrebbe succedere un po’ meno.