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 2017  novembre 03 Venerdì calendario

Di cosa si parla a Mosca. Se il granito non basta

Da Mosca al confine dell’Estremo oriente russo corrono oltre seimila chilometri. Eppure il passo è più breve di quel che si pensi. Basta applicare il cosiddetto “effetto farfalla”. Come il minimo battito d’ali può provocare un uragano dall’altra parte del mondo, così ammodernare la capitale ha causato una penuria di pietre tombali nella lontana Siberia. Si stima che il programma di rinnovamento urbano Moja Ulitsa, La mia strada, lanciato sette anni fa dal sindaco di Mosca Serghej Sobjanin, sia costato sinora 189 miliardi di rubli, 2,8 miliardi di euro. Oltre un quarto del budget sarebbe servito a coprire i lavori di ripavimentazione delle strade: manodopera e soprattutto materiali. Nello specifico: 5,2 milioni di metri quadri di pietre, 1,82 milioni di metri quadri di granito, nonché 1.400 chilometri di cordoli di cemento e 1.100 chilometri di granito. Numeri che hanno sì rilanciato l’industria mineraria russa, ma mandato in crisi il settore delle pompe funebri. Per far fronte alle richieste di Mosca, le cave di granito negli Urali hanno smesso di accettare ordini piccoli perché oramai poco remunerativi. Le pompe funebri siberiane sono perciò costrette a importare granito da Ucraina e Cina per realizzare le lapidi cimiteriali. Una crisi destinata a durare, dal momento che il programma Moja Ulitsa è stato prolungato fino al 2020.