la Repubblica, 3 novembre 2017
Il bar, il web e il nuovo alloggio. Puigdemont elettorale in Belgio
BRUXELLES Adesso per Carles Puigdemont è una corsa contro il tempo, con la speranza di restare libero, in Belgio, fino alla data delle elezioni catalane del 21 dicembre da trasformare in un nuovo referendum su se stesso e sul futuro della Catalonia. Ieri mattina mentre a Madrid veniva formulata la richiesta di mandato d’arresto europeo a suo carico, lui, il presidente destituito, sorseggiava un caffè al Karsmakers, un bar in rue de Trevés a pochi passi dall’Europarlamento. Immagine rimbalzata in rete dal forte simbolismo visto che Puigdemont nella capitale belga prova, senza successo, a europeizzare la crisi tra Barcellona e il governo Rajoy. E infatti – nel silenzio della politica – la battaglia ora è tutta legale.
Puigdemont twitta che «il governo legittimo della Catalogna è stato incarcerato per le sue idee» e il suo avvocato, il fiammingo Paul Bekaert, spiega che tenterà di evitargli l’arresto. Compreso che difficilmente avrebbe ottenuto l’asilo, la strategia è creare un alibi politico, quello della persecuzione da parte del governo spagnolo, per ottenere una sentenza dal giudice belga che rigetti il mandato di arresto europeo. O di prendere tempo presentando un ricorso che avvierebbe un procedimento lungo almeno due mesi. L’arma che permetterebbe all’esule catalano di condurre la campagna elettorale dall’estero. Strategia dimostrata dal nuovo sito aperto da Puigdemont su un dominio europeo: “President.exili.eu”.
Il via libera all’estradizione, secondo media e giuristi belgi, non è affatto scontato. Vuoi perché la legislazione locale non contempla due dei tre reati di cui è accusato, ribellione e sedizione, vuoi perché ci sono precedenti di rigetto da parte di Bruxelles a richieste di arresto da parte della Spagna. Giurisprudenza che l’avvocato Bekaert userà per contestare l’indipendenza della giustizia spagnola, per sostenere che i diritti fondamentali del suo cliente a Madrid sarebbero in pericolo e ottenere il no all’estradizione.
Ma i prossimi giorni non saranno una passeggiata. Una volta ricevuto il mandato d’arresto da Madrid, la magistratura inserirà Puigdemont nella lista dei ricercati. L’esule catalano però già da un paio di giorni ha lasciato il suo albergo nel centro della città, l’Hotel Chambord, e salvo qualche apparizione nella capitale è sparito dai radar. Secondo i rumors si sarebbe trasferito nelle Fiandre, notizia che aprirebbe scenari inquietanti. Il ministro Theo Francken, uomo in ascesa tra i nazionalisti fiamminghi (N-Va), domenica scorsa aveva aperto all’asilo politico salvo essere zittito dal premier Charles Michel che anche in queste ore pressa gli alleati affinché restino fuori dalla vicenda. Ma c’è chi suppone che l’esule si trovi ad Anversa, roccaforte del leader fiammingo (e sindaco della città) Bart De Wever che nei giorni scorsi aveva detto: «Puigdemont è il benvenuto, io non volto mai le spalle agli amici». Scenari poco credibili – molto più realistico che l’ex leader catalano si consegni alla polizia, venga rimesso in libertà e in attesa del giudizio conduca la campagna elettorale – ma che fanno capire quanto la vicenda sia esplosiva, anche per l’instabile Belgio.