Libero, 2 novembre 2017
Ecco i controllori di Bankitalia assunti dagli istituti controllati
Entra finalmente nel vivo il lavoro della commissione di inchiesta sulle banche guidata dall’ex presidente della Camera, Pierferdinando Casini, e questa mattina alle 11 procederà alle audizioni prima del capo della vigilanza della Banca di Italia, Carmelo Barbagallo, e poi di Angelo Apponi, direttore Generale della Consob.
Inevitabile affrontare con entrambi il tema del conflitto di interessi che riguarda funzionari e dirigenti di entrambi gli organismi di controllo e vigilanza: negli anni si è moltiplicato il fenomeno delle porte girevoli, per cui truppe consistenti provenienti dal controllore sono passate fra le fila del controllato.
PORTE GIREVOLI
È stato uno dei temi polemici che ha accompagnato anche la discussione sulla riconferma di Ignazio Visco a Governatore, con il sospetto che alcuni degli scandali e delle emergenze bancarie non siano venute alla luce in tempo utile per evitarne le conseguenze più negative perché qualcuno potrebbe avere chiuso un occhio pensando al suo futuro professionale.
Due casi sono esplosi sul fenomeno delle porte girevoli proprio negli ultini anni. Il primo era stato quello del gruppo Banca popolare dell’Etruria e dell’alto Lazio, ai cui vertici erano approdati l’ex segretario generale e l’ex direttore generale pro tempore di quella Consob che aveva generosamente approvato i prospetti non proprio adamantini di emissione di quelle obbligazioni subordinate poi azzerate mettendo nei guai migliaia di risparmiatori.
ALLA CORTE DI ZONIN
L’altro caso era stato il passaggio di tre importanti funzionari della Banca di Italia alla Banca Popolare di Vicenza di Gianni Zonin. Lo stesso Casini ha stigmatizzato il fatto definendolo poco “elegante” proprio qualche giorno fa in un’intervista.
La Banca d’Italia ha replicato citando curricula e storia personale dei tre transfughi (Luigi Amore, Gianandrea Flachi e Mariano Sommella) per spiegare che nessuno dei tre si era occupato mai di ispezioni alla popolare vicentina.
Certo che la banca centrale oggi minimizza in modo anche grottesco (citando ad esempio un codice etico interno che per un anno vieterebbe genericamente i passaggi da controllore a controllato e che è stato il più violato che esista), ma il fenomeno delle porte girevoli ha prodotto in questi anni centinaia di passaggi dagli uffici di via Nazionale ai vertici di banche controllate. Sui tre transfughi Visco & c. puntualizzano alla stampa per difendersi soprattutto dall’attacco diretto del presidente Casini. E spiegano che Amore in Banca di Italia è stato solo 6 anni, che da lì è effettivamente andato per ben 8 anni in una banca vigilata di cui chissà perché si omette il nome, citandola come «Istituto di Credito di mediograndi dimensioni».
Si tratta del Credem. Poi in Popolare di Vicenza per due anni, e da lì ormai da otto anni è direttore generale della Fondazione Cariparma.
Il secondo caso è quello di Sommella, che faceva l’ispettore e lascia Banca di Italia nel mese di settembre 2008 per passare addirittura nello stesso mese alla Popolare di Vicenza, prima come vice e poi come responsabile della Direzione segreteria generale. Anche il terzo Flachi è passato nel 2013 senza soluzione di continuità dalla Banca di Italia alla popolare di Vicenza senza però essere assunto, in forza come consulente.
DA CAPITALIA A BPL
Il vizio è antico, e dai tempi di Carmine Lamanda che da capo della vigilanza divenne direttore generale di Capitalia (alla guida c’era ancora Cesare Geronzi, pure lui ex Bankitalia), un fiume di funzionari e dirigenti di via Nazionale ha utilizzato con furbizia quella porta girevole andando a cercare incarichi meglio remunerati e infischiandosene altamente del conflitto di interessi. Qualcuno è stato proprio per questo coinvolto in procedimenti giudiziari, come capitò all’ex vigilanza Gennaro D’Amore che finì nella Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani proprio a curare i rapporti istituzionali con la vigilanza di Bankitalia. Un caso di scuola.
STOP AI CONFLITTI
Ma la porta girevole ha fatto transitare decine e decine di alti papaveri prima e durante l’interminabile regno di Visco verso Unicredit, Ubs, gruppo Banca Intesa, la Banca centrale di San Marino, e decine di popolari e Bcc.
Ognuno con la sua storia, ognuno con il suo conflitto di interessi. Con una sola certezza: oggi questo non è solo etico, ma pure in violazione della legge. Perché con una norma introdotta nel 2014 e firmata dal ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, dalla Consob, dall’Ivass e dalla Banca di Italia è vietato usare quella porta girevole per almeno un biennio a qualsiasi organo di vertice e dirigente anche solo per una consulenza.