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 2017  novembre 02 Giovedì calendario

La cassata del centrodestra: niente comizio finale insieme

La frattura nel centrodestra non s’è ancora ricomposta: oggi il tanto atteso incontro tra Berlusconi, la Meloni e Salvini in quel di Catania rischia di saltare, almeno in pubblico. La situazione s’è complicata ieri, dopo che le diplomazie non hanno trovato l’intesa sul luogo del comizio finale. Da settimane, il leader leghista aveva prenotato piazza Teatro Massimo (contiene fino a 2.500 persone ed è un luogo simbolo del centrosinistra). Appuntamento alle 19,30. Ma negli ultimi giorni anche Berlusconi ha deciso di irrompere nel capoluogo etneo, dopo essere stato ieri a Palermo, e così il fondatore azzurro s’è assicurato una sala alle Ciminiere: mille posti al coperto, con intervento anticipato dalle 18 alle 17. Salvini ha fatto sapere: se vuole, lo aspetto. Ma da Forza Italia non sono arrivate risposte ufficiali, mentre Giorgia Meloni (che in Sicilia ha messo in piedi una lista comune col segretario del Carroccio) sarà alle 16,30 in piazza Stesicoro. Un’altra circostanza che ha indispettito Salvini, che si aspettava almeno una telefonata. Così, dopo il ritorno di fiamma dell’altro giorno, quando i leader assicuravano in coro «ci vedremo», la temperatura è scesa di nuovo. D’improvviso. Con ogni probabilità, l’incontro avverrà alla fine delle rispettive manifestazioni. In campo neutro. L’ha confermato l’ufficio stampa del Carroccio, che ha sottolineato l’invito di «Salvini a Berlusconi», snobbando la Meloni (e Fdi non l’ha presa bene...). L’uomo di Arcore non ha evidentemente accettato l’invito di Matteo, anche se spifferi forzisti hanno parlato di ragioni di sicurezza. 
Insomma, la campagna elettorale sicula accende un derby tutto interno al centrodestra, quasi una prova generale in vista delle Politiche. Lo stesso Salvini, nel suo giro elettorale sull’isola, ripete che il dopo Crocetta sarà una sfida a due. Centrodestra (con Nello Musumeci) contro M5S che lancia Giancarlo Cancelleri. 
Il segretario leghista è galvanizzato dall’aria che respira nel profondo Sud. Anche ieri, tour nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa. La notizia è che non ha incassato insulti. In ogni tappa, drappelli di elettori con cartelli «Salvini premier» e cacciatori di selfie. Tutto è cominciato nella piazza di Vittoria, Ragusa, che cinque anni fa aveva spinto il Pd. Eppure, in un giorno di festa, c’erano almeno 400 persone.

Pareri raccolti prima dell’arrivo del leghista. Giuseppe, libero professionista: «Voterò Musumeci, mio padre è un ammiratore di Silvio. Salvini dice cose condivisibili, ma è della Lega...». Salta su un impiegato pubblico: «Salvini se magna u Berluscone! Bravo è!». Matteo gongola, toccando i soliti cavalli di battaglia. Non solo lotta dura agli immigrati clandestini («in Sicilia stanno arrivando centinaia dei 5mila carcerati che la Tunisia ha deciso di liberare») e difesa «dei pescatori e degli agricoltori siciliani». A chi gli ricorda che è un milanese, e quindi «cosa vieni a fare qui?», ringhia: «I politici siciliani come Alfano o Crocetta hanno tradito la Sicilia». Anche i giornali locali, ieri, hanno aperto sull’ennesima inchiesta che coinvolge il Cavaliere. Lui, Dell’Utri e le stragi mafiose. Berlusconi, intervistato dai quotidiani siciliani, si definisce «unico argine al giustizialismo». Mentre l’azzurro Gianfranco Miccichè e l’ex governatore Totò Cuffaro attaccano Salvini. Matteo gongola: da Noto a Pachino a Palagonia si concede bagni di folla, mentre i cittadini incuriositi s’affacciano nelle strade per osservare da vicino questo quarantenne che dice di voler fare il premier. Tra i suoi fedelissimi, è tutto un sorridere: «Fino a pochi mesi fa, qui ci tiravano le pietre». Matteo rassicura: «Siamo la Lega, offriamo a tutti gli italiani competenza e onestà». Nelle stesse ore, la Meloni insiste nella battaglia contro lo ius soli (raccolta di firme in cento piazze) e Berlusconi fa il pieno di applausi a Palermo: «Crocetta ha rovinato la Sicilia». L’ex premier annuncia che Sgarbi sarà assessore alla Cultura dell’isola poi bacchetta l’Europa, attacca i grillini («chi li vota non ragiona») e si dice preoccupato «dall’immigrazione di massa». Il Cavaliere è sicuro che l’accordo con Lega e Fdi ci sarà: «Su 20 ministri, 12 verranno dalla società civile, 8 saranno politici: 3 di Fi, 3 della Lega, 2 di Fdi. Vogliamo una rivoluzione gentile, ma radicale». Come? «Riforma della giustizia, più sicurezza, stop all’immigrazione, pensione minima a mille euro, flat tax per famiglie e imprese sopra i 12mila euro. Toglieremo l’imposta sulla prima casa, quella sulle donazioni e sulle successioni e il bollo auto». 
Intanto, dietro le quinte, le diplomazie lavorano. Su una cosa sono tutti d’accordo: «Per ora, ognuno farà un suo comizio. Ma le cose possono cambiare improvvisamente».