la Repubblica, 2 novembre 2017
Di cosa si parla a Phnom Penh. Orwell e il supermaiale cambogiano
A fine settembre un villaggio chiamato Banteay Meanchey è diventato improvvisamente famoso in Cambogia e all’estero per le immagini su Facebook di un gruppo di maiali dalle proporzioni spaventose. Ribattezzati “incredibili Hulk” dagli scandalizzati animalisti del Peta, hanno spalle da culturisti e testicoli da torelli, come dimostrano foto e video postati online per vendere lo sperma di questi incroci generati da misteriosi accostamenti genetici. A distanza di settimane dalle immagini ormai virali, nessuno ha individuato la fattoria dove si alleva il superporco, al punto che si è sospettata una fake news. Ma non sarebbe certo il primo esperimento genetico tentato in Asia sugli animali, dai superpolli di Hong Kong ai megapesci in Cina, mentre in Corea del Sud si può, pagando, clonare anche il proprio cane. La compagnia che vende il seme online si chiama Duroc Cambodia, e offre con un piccolo extra anche il pene artificiale per l’inseminazione delle scrofe. Tutto regolare se non ci fossero seri dubbi sulle conseguenze degli intrecci di Dna per la salute delle bestie. Già i maiali comuni subiscono le logiche del profitto e – dice la Peta – “nelle tipiche fattorie suine le code sono tagliate, i denti estratti e i maschi castrati”. Chissà se Hulk, a forza di mutazioni, sarà mai in grado di leggere il primo dei 7 comandamenti dei maiali di Orwell: “Tutto ciò che va su due gambe è nemico...”.