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 2017  novembre 02 Giovedì calendario

Il Sir che mise il piede in Fallon: cade la prima testa della May

Lo scandalo degli abusi sessuali a Westminister sembra essere solo all’inizio, ma ha già fatto la prima vittima politica di rilievo. Si tratta del Ministro della Difesa Michael Fallon, responsabile del dicastero dal 15 luglio 2014 prima con David Cameron e poi con Theresa May. Un Tory doc, si direbbe. Nato a Perth, in Scozia, 65 anni, sposato e padre di 2 figli. Studi superiori nell’esclusivo college di Epson, lettere classiche all’Università di St Andrews, parlamentare di lungo corso eletto prima nel nord dell’Inghilterra (nel 1983) quando era thatcheriano di ferro e poi in Kent (nel 1997), Fallon è stato più volte sottosegretario e già vicepresidente del partito. Ha lasciato nella serata di ieri in seguito alle accuse emerse negli ultimi giorni, affermando che il suo comportamento potrebbe essere stato “non all’altezza delle aspettative” dell’esercito britannico.
Nella lettera di dimissioni firmata di suo pugno e indirizzata al primo ministro, si legge: “Sono emerse una serie di accuse riguardo ad alcuni parlamentari, incluse alcune sul mio passato comportamento. Molte di esse sono false, ma accetto che in passato sono rimasto al di sotto dell’alto livello delle Forze Armate che ho l’onore di rappresentare. Per questo”, conclude, “ho riflettuto sulla mia posizione e do le dimissioni da ministro della Difesa”. Un caso che coinvolge il ministro è quello sollevato dalla giornalista Julia Hartley-Brewer, a cui in una trasmissione radio durante la conferenza del partito nel 2002, l’allora parlamentare Fallon avrebbe insistentemente toccato il ginocchio.
Dimissioni subito accettate da Theresa May. Che formalmente apprezza e ringrazia l’ormai ex ministro, ma che certo non deve fare salti gioia. Intanto perché un altro membro del suo esecutivo, addirittura il numero 2 Damian Green, viene accusato di aver fatto pesanti proposte alla giovane attivista politica Tory Kate Maltby, anche se Green ha per ora negato ogni accusa. A cascata, presunti abusi sessuali sarebbero stati compiuti anche dal sottosegretario al commercio internazionale Mark Garnier e da una serie di esponenti politici la cui lista si aggiorna di continuo. Insomma, l’addio di Fallon è il primo ma potrebbe non essere l’unico.
Una seconda ragione di scontento, in quest’autunno caldo londinese di Teheresa May, è quindi tutta politica. L’uscita di Fallon porterà a un rimpasto: manovra difficilissima dato che le premier è stretta almeno su due fronti. Da un lato un governo debole farà sempre più fatica al tavolo negoziale di Bruxelles, dove il capo-negoziatore David Davis si incontrerà di nuovo a breve con quello Ue, il francese Michel Barnier. Dall’altro perché molti parlamentari pro-Brexit duri e puri, giocano al rialzo, guidati dal battagliero ex sindaco di Londra Boris Johnson. Il vero peccato originare di Theresa è di esser arrivata al n° 10 di Downing Street senza mai essere eletta e solo a causa delle dimissioni di Cameron, che aveva perso il referendum su Brexit. È forse ancora presto per dirlo, ma, dopo Fallon, l’ultimo a lasciare potrebbe essere proprio lei. E i più felici di tutti, quelli del suo stesso partito.