il Fatto Quotidiano, 2 novembre 2017
Geometrie sessuali variabili. Il cinema da Scotty a Hoffman
“Non c’è bisogno di portarlo a cena, puoi succhiarglielo per 20 dollari”. Ogni pene ha il suo prezzo, ogni star il suo portafogli: per quattro decenni Scotty Bowers ha unito domanda e offerta a Hollywood. Lenone tendenza Plauto, fisico aitante, sorriso largo, e oggi riccioli bianchi di ascendenze pasoliniane: Scotty ha 94 anni, dai Quaranta ha concesso a divi e divine il piacere sommo di essere se stessi. Almeno, nelle inclinazioni sessuali: la stazione di servizio al civico 5777 di Hollywood Boulevard fu il buen retiro di quanti non potevano dirsi gay, e professarsi lesbiche, a meno di compromettere la carriera.
Che cos’è cambiato oggi? Le molestie, si direbbe. Dopo la teoria di episodi attribuiti a Harvey Weinstein, dopo le rivelazioni su Kevin Spacey – ultime, il regista Tony Montana gli contesta un’aggressione a Los Angeles nel 2003, l’attore messicano Roberto Cavazos un tentativo di palpeggiamento nel 2015 – la new entry è Dustin Hoffman: un’allora diciassettenne stagista sul set di Morte di un commesso viaggiatore (1985), la scrittrice Anna Graham Hunter, lo accusa di palpeggiamenti e conversazioni sessuali. L’attore s’è scusato, il problema rimane (in serata la bufera degli abusi sessuali investe anche il giornalismo: Michael Oreskes, il capo della National Public Radio, è stato licenziato dopo aver ammesso “comportamenti indecenti” negli anni Novanta, quando lavorava al New York Times).
Matt Tyrnauer, autore del documentario alla Festa di Roma Scotty and the Secret History of Hollywood, rifiuta simmetrie tra questa e quella Hollywood: “L’ambiente creato da Scotty era totalmente consensuale, volevano tutti stare lì e trarre piacere. Rendere le persone felici, era l’unica cosa che gli interessasse”. Una felicità che per decenni ha gelosamente custodito, finché nel 2012 non ha dato alle stampe il memoir Full Service: My Adventures in Hollywood and the Secret Sex Lives of the Stars: “Lui aveva compiuto 89 anni, le star di cui parlava ormai morte”.
Sicché si poteva aprire l’album di famiglia, con più stelle che in cielo: Charles Laughton, cui “piaceva succhiarlo”; Cary Grant e Randolph Scott, “stavano insieme ma non bisognava dirlo”, a cui Scotty si unì con geometrie variabili; l’amico Beach Dickerson, che gli ha lasciato una bella eredità, e Cole Porter, che “amava succhiare quindici ragazzi uno dopo l’altro”. Scotty non procacciava e basta, si dava in prima persona: fece gridare di piacere la Vivian Leigh di Via col vento, fece una cosa a tre con Ava Gardner e Lana Turner, si fece larger than life. Su quell’ascissa potenzialmente infinita che è il letto, con particolare riguardo per l’aristocrazia, di sangue o di celluloide. Wallis Simpson ed Edward, già VIII e sovrano d’Inghilterra: alla prima, una “sfacciata”, trovava donne, al secondo, gay inconfesso, ragazzi e ragazze da spiare; Katharine Hepburn e Spencer Tracy, per tutti coppia, invece no: a lei portò 150 donzelle, del secondo, che non voleva essere gay né ammetterlo, fu spalla nelle quotidiane ubriacature. Scotty dice di “non essere mai stato un magnaccia”, di non aver mai trattenuto un dollaro, e di aver fatto marchette dall’età di 11 anni, quando trovava compagne di banco per la propria maestra.
Incredibile? Forse. Più verosimile che sia stato abusato da bambino, o comunque iniziato al sesso ancora giovanissimo, ma respingendo l’ipotesi Scotty tira fuori parole che oggi trovano un’eco sintomatica, se non sinistra: “Nessuno ti rovina la vita se te lo succhia. Un autobus che ti investe ti rovina la vita”. Eppure, sarebbe sbagliato ridurre Scotty a mostro, a freak, e Tyrnauer non lo fa: “Bowers racconta storie con grande empatia, tutto quello che ho potuto verificare s’è provato vero. Anche il celebre sessuologo Alfred Kinsey lo studiò: un caso affascinante, insolito, un pansessuale. Scienza o cinema che sia, si va a cercare sempre qualcosa di straordinario”.
Iniziò nel dopoguerra tra quella pompa di benzina e i festini gay nella villa del regista George A. Cukor, detto ‘il salivatore’: “Scotty si considerava il protettore di quanti volevano vivere la propria vita in maniera sincera, ma non potevano per il contesto culturale. È stato un eroe non giustamente riconosciuto del movimento di liberazione dei gay, rendiamogli merito”.