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 2017  novembre 01 Mercoledì calendario

Buttafuoco: «Sicilia, guarda in faccia la realtà. Sei ingovernabile»

Una campagna lettorale siciliana durata settimane, attraversando la Sicilia da Sciacca a Canicattì, da Messina a Marsala per strappare il sipario, risvegliare la coscienza civica e svelare la verità: il Re è nudo e la Trinacria è in ginocchio, ormai ad un passo dal default finanziario. Ma nessuno osa ammetterlo. Dopo il successo ottenuto con il pamphlet Buttanissima Sicilia (Bompiani, 2014) il giornalista Pietrangelo Buttafuoco è tornato in libreria con il suo seguito, Strabuttanissima Sicilia. Quale altra rovina dopo Crocetta? (La Nave di Teseo, pp. 140 euro 12). 
«Invece di un candidato parlo di un libro, anziché tenere un comizio in piazza, mi rivolgo al pubblico dentro le librerie, nella regione in cui si legge meno in Italia, per spronare i miei conterranei a guardare in faccia la realtà. Siamo abituati da secoli a sopportare ogni cosa, è il momento di aprire gli occhi». 
A pochi giorni dalle elezioni regionali siciliane del prossimo cinque novembre test fondamentale per sondare il terreno in vista della resa dei conti nazionale – Buttafuoco proclama «l’impossibilità di governare la Sicilia e dunque, il disastro imminente per l’Italia». Centoquaranta pagine fra prosa politica e lirismo (come nel saggio Armatevi e morite, scritto con il collega giornalista Carmelo Abbate, edito da Sperling&Kupfer) in cui il saggista catanese ormai da anni a Roma – impallina i protagonisti della vita pubblica siciliana, da Rosario Crocetta «capace di nominare ben 50 assessori» a Totò Cuffaro sino ad Angelino Alfano («il Lapone supremo») senza risparmiare la Capitale: «la Raggi avrebbe dovuto dichiarare il default finanziario e fare tabula rasa. Invece si è fatta ingolosire dalla possibilità di governare una città ormai ingovernabile».
Partiamo dalla provocazione di Luigi Di Maio che ha chiesto l’invio degli osservatori Osce per le elezioni regionali siciliane?
«Non è necessario sfogliare i giornali odierni, basta leggere i libri di Cicerone per rendersi conto che sin dai tempi di Verre, le elezioni in Sicilia sono manipolate. Avete notato che nelle liste elettorali, molti candidati affiancano al nome una sfilza di soprannomi, appellativi, epiteti, pseudonimi e nomignoli?
Un vezzo?
«Non solo. È un modo per controllare, al momento dello spoglio, l’origine di provenienza dei pacchetti elettorali. Storia vecchia insomma, Di Maio non ha scoperto nulla».
Strabuttanissima Sicilia sferza l’apatia dei siciliani e la classe politica locale, presagendo un futuro amaro.
«Ma vorrei essere contraddetto! La Sicilia è un luogo di sottosviluppo economico, sociale e culturale. Sull’isola vige uno statuto speciale di autonomia che ha garantito la sopravvivenza della casta con le sarde a discapito di un tessuto sociale piagato dalla corruzione, dall’elefantiasi burocratica e l’immobilismo. L’unica dinamicità deriva proprio dal trasformismo politico. Il futuro transita dal Mediterraneo ma la Sicilia ne è esclusa, la gestione del suo incredibile patrimonio artistico e culturale si conclude, puntualmente, in una sagra del fico d’india».
Perché la Sicilia è ingovernabile?
«C’è un dato inoppugnabile. Il bilancio regionale è stato impugnato dal presidente della Corte dei Conti, per cui chiunque vincerà le elezioni regionali al giugno 2018 verrà inesorabilmente commissariato visto che le casse sono ormai vuote».
Cosa ne pensa del risveglio della destra populista in Europa?
«È una destra ignorante e figlia del sistema, difende un establishment che professa di voler combattere. All’orizzonte non c’è nessun Oswald Splengler, solo il Bar Sport. E in Italia la destra non esiste, c’è solo un magnetico Silvio Berlusconi, ormai fenomeno pop onnicomprensivo».
Nel saggio Armatevi o morite (Sperling&Kupfer) affronta il tema dell’odio e l’inganno della difesa fai da te.
«Credo che l’odio faccia parte della specie umana, tutto ciò che è diverso corre il pericolo di venire annientato. Proprio per questo dobbiamo aspirare ad una legge che ci permetta di aspirare ad una condizione metafisica, elevata. Del resto, affidare un’arma a chi non è capace di usarla non fa che complicare le cose, come recita anche il detto: quanti danni fa un cretino, manco un porco nel giardino».
Il 5 novembre è alle porte. Che futuro si prospetta in Sicilia?
«Chiunque vinca deve avere il coraggio di dichiarare default e procedere alla gestione fallimentare della cosa pubblica. Avrebbero dovuto fare così a Roma per evitare la crisi attuale. Spero lo facciano in Sicilia».
Come andrà a finire?
«Staremo a vedere ma Giancarlo Cancelleri, candidato regionale dei 5Stelle, pubblicamente ha affermato che il default regionale è una scelta necessaria».