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 2017  novembre 01 Mercoledì calendario

Discarica Italia. Troppi rifiuti abbandonati e c’è chi schiera i droni

Zona Bufalotta, Roma, nove di sera d’autunno: un maiale fruga fra sacchi di indifferenziata abbandonati sul ciglio della strada. Sarà una lauta cena. Il giorno dopo a Covo, provincia di Bergamo, una donna viene immortalata dalle telecamere mentre scarica i suoi rifiuti davanti al marciapiede dei vicini. Nel Bresciano, in tre mesi, 300 multe per abbandono di spazzatura: tre ogni giorno, un record. A Trentola Ducenta, in Campania, hanno lanciato i sacchi d’immondizia fra le tombe del cimitero. Una donna, nel Viareggino, aprendo la porta della sua auto si è trovata l’abitacolo pieno di topi: arrivavano da una piccola montagnola di rifiuti accatastata vicino alle ruote.
Di cronache così, dell’Italia incivile che abbandona sacchi lungo strade, campi, greti o parchi, se ne leggono a centinaia. Un fenomeno che appare in aumento ma non può essere dimostrato se non empiricamente: i dati ufficiali sull’abbandono non esistono. Anche l’Ispra, che ha appena diffuso il suo rapporto annuale, conferma di non averli. Eppure, spiegano i sindaci dell’Anci, il problema è «quotidiano, dispendioso e comune. Crediamo stia crescendo e servano immediate soluzioni».
È talmente difficile la lotta all’abbandono che centinaia di sindaci esasperati hanno tentato di tutto: droni, fototrappole, sanzioni fino a 500 euro, ispezioni nei sacchi per risalire ai proprietari, app di segnalazione e petizioni online ed eco volontari. Ma finora con successi alterni.
A Bari il sindaco è andato oltre: all’urlo di “fate schifo” ha minacciato la gogna sul web chi inquina. A Pontiglio (Brescia) una donna incastrata dalle telecamere non solo è stata multata e obbligata a ripulire, ma la sua foto è stata pubblicata su Facebook “come monito per i cittadini”. In Puglia, a Corato, per scovare i furbetti si usano dei droni che filmano gli incivili e nella vicina Adelfia il Comune, sotto la scritta “Wee lurdacchion”, ha deciso di diffondere manifesti con foto degli irrispettosi.
«È un paradosso. La differenziata cresce ma è anche vero che a noi sembrano in aumento gli abbandoni» dice Ivan Stomeo, sindaco di Melpignano e delegato Anci sulle tematiche ambientali. «La differenziata, anche spinta, porta a un miglioramento: ma ci sarà sempre qualche furbetto che continuerà a gettare sulla strada. Spesso si accumulano in carreggiate dove comuni, province o Anas si rimbalzano la competenza. Come sindaci mettiamo le telecamere e inaspriamo le multe, ma non basta: ci vuole educazione civica e prevenzione. E serve un coordinamento».
La guerra ha costi quotidiani difficili da quantificare. Se a Firenze si stima che ogni giorno siano 10 le tonnellate di rifiuti tessili gettate illegalmente, in Sardegna in un anno l’Anas ha raccolto 700 tonnellate di immondizia per un costo totale di 500mila euro. Costi che molte volte ricadono sulle tasche dei cittadini: anche ieri, in provincia di Legnano, un sindaco esasperato ha minacciato di alzare le tasse se non riuscirà ad arginare il fenomeno. Il professor Giorgio Ghiringhelli dell’Università Cattaneo, senza dati certi ha stimato in Italia una spesa “fra 1 e 2 miliardi di euro l’anno” per la gestione dei rifiuti abbandonati.
Poi ci sono casi limite, come quelli di Crespina Lorenza, in Toscana. Lì, dove ancora non si fa la differenziata, i cassonetti nelle zone di confine con i paesi vicini vengono sommersi dai rifiuti abbandonati dai cittadini degli altri comuni (che invece hanno la differenziata). In due anni, a Crespina, hanno riscontrato un 25% di rifiuti in più.
«Sto lavorando col comune di Viareggio, dove la differenziata va bene, ma hanno casi d’abbandono costanti: spesso sono villeggianti non informati e senza calendario sulla raccolta. Ma in fondo sono poche persone che possiamo educare. Però, se vogliamo davvero migliorare, dobbiamo pensare che il porta a porta che conosciamo oggi è un passaggio» spiega Rossano Ercolini, maestro elementare e presidente di Rifiuti Zero, vincitore del “Nobel dell’ecologia”. La sua ricetta, proposta anche a Roma nella task force sui rifiuti, è chiara: «Il futuro sono le isole ecologiche vigilate. Fisse, mobili, dobbiamo dare una alternativa. E diciamocelo: è davvero necessario puntare anche sul vuoto a rendere».