la Repubblica, 1 novembre 2017
L’amaca
Si rivede l’avvocato Ghedini nei tigì e sembra il vintage di Techetecheté, con le gag di Paolo Panelli e Mal dei Primitives al Cantagiro. Si potrebbero rimandare in onda, pari pari, anche le vecchie filippiche di Berlusconi contro i giudici comunisti, senza mezzo ritocco al testo e chiudendo un occhio, anche due, sui ritocchi a quel povero volto ormai di legno (e i capelli! Una calotta di bronzo. Chissà se tintinna, al tocco).
Passato lo spaesamento – ma che anno è? – ci si sforza, da bravi cittadini, di ripassare la pagina “bombe del ’93”. Le annate del tritolo, in Italia, sono ricorrenti e solenni come quelle del barolo. Cercare su Wikipedia. Ricordarsi di Dell’Utri. Del dopo Tangentopoli. Del passaggio – fatidico – dalla vecchia Prima Repubblica tartufa (e bombarola) allo schietto Impero della Compravendita, tuttora in corso. E rendersi conto, alla fine, che lo spettacolo è vintage fino a un certo punto, perché si sta parlando del leader del centrodestra alle prossime politiche, quelle del 2018. Ci perdoneranno i giudici e anche l’indagato, nonché l’avvocato Ghedini: ma è quest’ultima notizia, quella che fa sbarrare gli occhi, perché se è poco credibile che Berlusconi fosse il capo della mafia nel ’93, è addirittura sbalorditivo che sia il capo del centrodestra nel 2018.