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 2017  novembre 01 Mercoledì calendario

«I miei tre anni da incubo Torno dopo la malattia». Victoria Cabello in tv con la nuova serie dei Monchhichi

TOKYO «Voglio fare solo cose che mi divertono». Gli ultimi, non sono stati anni semplici per Victoria Cabello. Ma a volte gli imprevisti possono trasformarsi in prospettive inattese ed è stato così per lei. Dopo tre anni, è pronta per il ritorno in tv, ora che è completamente guarita da una malattia – quella di Lyme, un batterio che attacca le zecche e viene così trasmesso all’uomo – in Italia ancora poco nota.
«All’inizio mi sentivo tanto stanca, poi la cosa è andata peggiorando, ma non si arrivava a una diagnosi. Sono sempre stata un po’ avanti: anche in questo caso sono il primo personaggio pubblico qui ad aver sofferto di questa malattia. Resto una trend setter». Scherza, come fa per ogni cosa, su un problema che poteva essere ancora più grave. E lo sa: «Sono diventata la Carlo Verdone (noto ipocondriaco, ndr. ) dei parassiti: so tutto. Ho anche comprato un dominio: The Health Pusher. E ora sogno un programma di medicina con Luciano Onder».
I progetti, ora che sta meglio di prima, non mancano, ma la nuova prospettiva, appunto, è fare solo cose che la divertano. Come i Monchhichi: quelle scimmiette nate nel 1974 in Giappone come bambolotti e poi diventati, nel 1980, una serie tv cult nel mondo. Dopo 35 anni, tornano in Italia su DeaJunior dal 3 novembre (tutti i giorni, alle 19.30).
Una versione nuova, prodotta in Francia, in cui il gruppo di animaletti ha avuto una svolta femminista, capitanato da una leader con i codini: Hanae. «Questa serie rappresenta un fenomeno globale – racconta Massimo Bruno, direttore dei canali tv De Agostini —. Per noi era significativo trasmettere valori tipici di questa cultura: il rispetto per la natura, i bambini e gli anziani». Victoria Cabello introdurrà le puntate del cartone con dei mini tutorial in cui spiegherà usi e costumi del Giappone. E sua è anche la sigla. «L’ho cantata sentendomi Cristina D’Avena. Ero così fan dei Monchhichi che la bimba che è in me ha detto subito sì».
Per lei è un ritorno particolare: «La sfida era rivolgermi a un pubblico diverso. L’ho fatto trattando i bambini da persone». Divertenti e curatissime, le clip sembrano un programma autonomo. «In tv vedo molti format e poco spazio alla creatività. L’unico che non perdo è Costantino della Gherardesca».
I progetti sono molti: «Le offerte non sono mancate in questi anni ma le carriere migliori si costruiscono sui “no” e non ho l’ansia dello stare fuori dal giro. In questi anni ho scritto una serie tv, due programmi, un mockumentary e prodotto un documentario sulla Siria ( Border ). Poi voglio scrivere un libro e, assolutamente, diventare un’influencer entro i 45 anni».