Corriere della Sera, 1 novembre 2017
La forza del cestino
Cara professoressa di matematica dell’Istituto Galilei di Mirandola, provincia di Modena e del Far West scolastico italiano, in Rete circola il video di uno studente che per puro sfregio le lancia addosso il cestino dei rifiuti. Un’immagine simbolica dello sfascio in cui versa la scuola: ho letto che nella sua, ancora vent’anni fa, ci si alzava in piedi all’ingresso dell’insegnante. Più della bravata del bulletto, colpisce la sua mancanza di reazione. Il cestino le rimbalza addosso, eppure lei non alza nemmeno la testa, vittima muta e inerte di un oltraggio inaccettabile, ma evidentemente considerato ineluttabile. Mi piacerebbe interpretare la sua passività come dimostrazione sublime di autocontrollo. Invece temo che nasconda la rassegnazione di chi ha smesso di lottare contro forze soverchianti: ragazzini impuniti e impunibili, genitori protettivi fino all’arroganza, presidi omertosi che per difendere il buon nome dell’istituto lasciano che si calpesti la dignità di un professore.
La scena del cestino ha scavalcato le mura della scuola solo perché un altro studente l’ha filmata attraverso il telefonino, con l’intento non di denunciare l’umiliazione, ma di moltiplicarla. Giorni dopo, mentre lei in aula si prendeva in testa anche una matita, il genitore di un altro ragazzo è incappato nel video e lo ha segnalato al consiglio di istituto, mettendo in moto la fabbrica delle denunce, destinate con ogni probabilità a evaporare nel consueto pasticcio perdonista. Resta la sua inerzia che sa di resa, cara professoressa. Ma non me la sento di criticarla. Solo di abbracciarla.