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 2017  ottobre 31 Martedì calendario

Di cosa si parla a Riad. La rivoluzione delle tuniche colorate

Nei ristoranti più alla moda l’atmosfera è talmente rilassata che i veli scivolano giù dalle teste e i capelli restano liberi. Nei centri commerciali le donne a volto scoperto superano ormai quelle totalmente velate. In strada le abaye, le tuniche nere che ogni donna (straniere comprese) è tenuta a indossare, sono sempre più colorate, magari accompagnate da cinture che le rendono un po’ meno informi, o aperte all’altezza delle caviglie, a lasciar intravedere pochi centimetri di pantaloni. È una rivoluzione vera quella che negli ultimi mesi sta avvenendo in Arabia Saudita. Una rivoluzione che non passa solo dai decreti voluti dal principe ereditario Mohammed Bin Salman (detto MBS) e poi emessi da suo padre re Salman, ma anche attraverso gli abiti e gli usi delle donne. Per quasi 40 anni il regno ha presentato se stesso come l’incarnazione del wahabismo, l’interpretazione più restrittiva dell’Islam. E il corpo delle donne era il luogo dove le teorie wahabite dimostravano tutta la loro potenza: alle saudite non era consentito girare senza abaya, incontrare in pubblico uomini che non fossero parenti, lavorare, viaggiare, mostrare il proprio volto. Tutto questo, secondo MBS, sarà presto il passato: l’esperimento è appena iniziato e non è certo che riuscirà. Ma le abaye che si colorano, i veli che scendono e i sorrisi non più nascosti raccontano di un cambiamento atteso, sognato, sperato. E oggi forse a portata di mano.