la Repubblica, 31 ottobre 2017
L’amaca
Nelle cose politiche si fa sempre in tempo a sbagliare, ma la sensazione è che la grande manifestazione unionista di Barcellona abbia dato un colpo mortale alle mire secessioniste. I cartelli di molti manifestanti rivendicavano una “doppia identità”: l’orgoglio di essere catalani e l’onore di essere spagnoli. Due è meglio di uno, diceva un vecchio slogan pubblicitario. Passibile di “doppiezza”, quel sentimento di appartenenza a un campo più vasto di quello locale è però efficace e forse contagioso, perché apre lo sguardo e attira sull’intransigenza dei separatisti un sospetto di provincialismo.
Il mondo è in subbuglio, spesso lo è caso per caso, ma non c’è dubbio che il bisogno di unità, proprio per affrontare meglio il subbuglio, sia forte. Sono situazioni incomparabili, ma è forte il ricordo di quando, nel 2011, le celebrazioni per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia si trasformarono, in tutto il Nord, in diffusa ricorrenza popolare, con il tricolore che occhieggiava ovunque. Lì ebbe fine, dal punto di vista emotivo, il secessionismo italiano. Quello catalano è dieci volte più motivato, storicamente e politicamente: eppure, non riesce ad avere ragione del grande potere di attrazione che ha il concetto, semplice e potente, di unità.