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 2017  settembre 01 Venerdì calendario

Editori, vi faccio guadagnare

Essendo arcinoto quanto Matteo Arpe sia restio a parlare con i giornalisti, tanto che le sue interviste si contano sulle dita di una mano, quando Marco Rubino – consulente per la comunicazione di questo avventuroso banchiere impegnato anche nel mondo dell’editoria – mi ha chiesto se fossimo interessati a fare una chiacchierata con lui, ho pensato che stesse scherzando. Sbagliavo. Arpe voleva davvero raccontare il proprio progetto editoriale e imprenditoriale tutt’altro che banale.

L’episodio ha stuzzicato la nostra curiosità e, insieme, una più autentica voglia di capire cosa passasse nella testa di questo signore che le vicende giudiziarie e di potere di questo Paese hanno tentato di azzoppare con accuse e sentenze che avrebbero steso anche un tipo come Tyson. Invece non solo non l’hanno fermato ma, sia pure facendogli patire molti danni collaterali, l’hanno invogliato a fare e a fare ancora di più arrivando a costruire con Sator e Banca Profilo dei modelli di redditività che, in tempi di magra come quelli attuali, non sono proprio cosa scontata.
Bocconiano doc, Arpe ha mosso i primi passi proprio a piazzetta Enrico Cuccia rimanendovi per ben 13 anni e arrivando a diventarne direttore centrale per la finanza straordinaria. Dopo aver sorvolato Lehman Brothers, arriva al Gruppo Banca di Roma e poi diventa direttore di Capitalia. A metà del primo decennio del 2000 molti ricordano lo scontro con Cesare Geronzi; poi nel 2007 fonda Sator, società che ha sedi a Roma, a Milano e a Londra. Ne diventa amministratore delegato e Luigi Spaventa presidente.
L’allergia che ha sempre dimostrato per le esibizioni mediatiche è probabilmente figlia dello stile di Mediobanca, dove è cresciuto e si è fatto le ossa. Tramite il fondo Sator, ha preso a investire anche nell’informazione diventando socio di maggioranza di News 3.0, il gruppo editoriale nato nel 2010 e guidato da Paolo Madron che ha dato origine al quotidiano Online Lettera43. Niente di stratosferico, sia chiaro, anche se bisogna riconoscere il rigore che ha dimostrato nell’affrontare conti e finanziamenti. La casa editrice si è quindi ampliata con l’acquisizione di talenti come Alessandro De Felice e Federico Sarica, fondatori di Rivista Studio, capaci di realizzare prodotti di qualità e modernità che tanto piacciono ai millennial e agli inserzionisti, i quali diventano a loro volta anche clienti in operazioni di branded content. E poi Pagina99, il settimanale di cultura, politica ed economia di cui Arpe si era innamorato e che aveva salvato dalla liquidazione investendo un milione e mezzo di euro, affidandone il rilancio a un nuovo direttore, Enrico Pedemonte, firma dell’Espresso. Presto però è diventato un macigno che ha rischiato di affondare la casa editrice macinando perdite per oltre un milione di euro, tant’è che, a fine luglio, si è deciso di ridimensionare la redazione e Madron ha assunto la direzione ad interim in attesa di decidere cosa fare.
Appena rientrato dalle vacanze, i capelli un po’ lunghi e imbionditi dal sole, la camicia bianca di taglio impeccabile e intonata con lo stile della sede di Sator in via Cerva a Milano, dove regna un’eleganza semplice e predominano, oltre al color bianco, l’acciaio e il cristallo, Arpe è pronto per raccontare il prossimo lancio in grande stile della sua ultima creatura che si chiama Tinaba, l’app per pagamenti e trasferimenti gratuiti via smartphone, un progetto originale che ha presentato nel luglio del 2016. Si tratta di un investimento di un fondo della Sator, da lui controllata insieme a un gruppo di manager che ha messo sul piatto prima 15 milioni di euro – e altrettanti sono in preventivo – per sostenerne lo sviluppo. Adesso la notizia è che, a breve, verrà lanciata un’applicazione che riguarderà anche il mondo dei media.
“Si chiamerà Tinaba Media ed è un’applicazione per iOS e Android”, spiega Arpe, “scaricabile gratuitamente dagli store, che darà accesso a un’edicola con le testate sfogliabili di tutti gli editori aderenti. Il lettore può così costruire una rassegna stampa personalizzata, selezionando argomenti, autori o ‘firme’; riceve gli articoli in tempo reale sui propri dispositivi e paga solo quello che effettivamente legge, oppure può acquistare un pacchetto fisso comprensivo di un numero illimitato di pezzi. Inoltre può ricevere proposte di lettura in base alle scelte passate. Uno strumento simile per semplicità, caratteristiche e innovazione, a Spotify. Tinaba Media apre agli editori una nuova opportunità per monetizzare i propri contenuti, offrendo loro al contempo maggiore conoscenze sulla propria audience e sulle sue preferenze: informazioni preziose che sono sempre più nelle mani dei social network, a scapito degli stessi editori”.
Prima Usare Internet a vantaggio degli editori è decisamente una buona idea. Quando debutterà Tinaba Media?
Matteo Arpe L’applicazione è in fase progettuale e incominceremo a sperimentarla con le testate di News 3.0 per poi allargarla ad altri editori. Adesso ci stiamo concentrando sul lancio di Tinaba. Sono tre anni che lavoriamo allo sviluppo dell’app sul mercato con mega test. E siamo sopra gli 80mila download. Abbiamo fatto molti test sui giovani, cambiando e facendo investimenti per la parte grafica. E adesso siamo pronti per affrontare il mercato e per il lancio, a novembre, abbiamo studiato una massiccia campagna di comunicazione che prevede anche la televisione.
Prima Un grande debutto. Ci faccia capire bene come funziona Tinaba, di cui, ricordo, abbiamo già scritto quando lei ha raccontato, nel luglio 2017, il suo investimento in questa tecnologia.
M. Arpe Per quanto riguarda Tinaba intanto le dico che si tratta di un acronimo.
Prima Acronimo di cosa?
M. Arpe Significa ’This is not a bank’, questa non è una banca.
Prima Il che detto da un banchiere ha qualcosa di surreale.
M. Arpe Ma è tutt’altro che surreale. È, anzi, molto, molto reale perché si connette a una banca. Tinaba è controllata da un fondo promosso da Sator, con una percentuale oggi del 100% che scenderà all’80-90% con un investimento complessivo di quasi 30 milioni di euro. Un impegno molto elevato. Si tratta di un vero e proprio sistema operativo che ha quattro gambe: il trasferimento di denaro, il sistema di pagamenti, la parte bancaria legata a investimenti e finanziamenti, e infine la parte di charity e crowdfunding.
Prima Ed è questo che fa la differenza con i digitai wallet lanciati negli ultimi anni, la Satispay di Francesco Dalmasso, la Hype di Banca Sella, la Jiffy della Sia a cui contenderete il mercato?
M. Arpe I sistemi di pagamento sono tanti e qualcuno può vedere Tinaba come un’alternativa, perché anche noi effettuiamo i pagamenti. Noi però facciamo molte altre cose, dall’attività bancaria (tramite Banca Profilo) al charity. Anche con Te-commerce si può pagare attraverso di noi: basta schiacciare il pulsante, invece di pagare con la carta di credito, che comunque costa lo 0,7% mentre con noi costa zero. Partiamo dal fatto che Tinaba è la prima tecnologia che permette di trasferire denaro senza costo, e questa è la vera novità. Se posso spostare un centesimo senza costi, anche trasferire un milione di volte un centesimo non costa niente. Ciò è dovuto al fatto che Tinaba si innesterà in ogni Paese con una banca (in Italia la banca partner è Banca Profilo) e, chi vi accede, ha conto corrente e Iban. Forse pochi sanno che pagando con la carta di credito ci sono almeno quattro soggetti: due banche – quella di chi paga e quella di chi riceve – la società a cui è intestata la carta di credito e la clearinghouse. E per ognuno di questi passaggi l’utente paga un piccolo pedaggio. Con Tinaba, comprare usando l’app per pagare in un negozio che labbia installata o mandare soldi a un conoscente è un’azione semplicissima. Per di più si può condividere il denaro tra un gruppo di utenti, creando una sorta di cassa comune dove, in tempo reale, tutti sanno come e da chi quel denaro comune viene speso. E in qualsiasi momento si può decidere di chiudere la cassa ricevendo in automatico e in proporzione quel che resta. L’app ha funzionalità evolute di carattere social, come il crowdfunding, e può essere usata anche per iniziative di carattere sociale, come fare beneficenza o partecipare a progetti di solidarietà che trovano visibilità sull’app. La Lega utilizza già Tinaba per la raccolta fondi. Molto più di un sistema di pagamento, quindi.
Prima Ce anche una parte del business di tipo bancario, ovvero quello in cui sembra di vedere un elemento di chiaro interesse economico?
M. Arpe È quella che chiamo la terza gamba del sistema Tinaba, quella bancaria, con cui vengono offerti gli stessi prodotti di private banking di Banca Profilo che oggi sono ri servati a persone molto benestanti. Con Tinaba, invece, questi servizi saranno accessibili anche a chi dispone di piccoli risparmi. Il primo prodotto di robo advisor accessibile con 5mila euro lo lanceremo a fine anno: il sottoscrittore potrà selezionare sull’app il livello di rischio dell’investimento compatibile con il proprio profilo, da zero a crescere. L’idea è di dare un prodotto di elevatissima qualità a un prezzo molto basso e in più trasferendo al cliente un po’ del potere che prima era della banca.
Prima Questa è certamente un’offerta appetibile e, se sarà capita, potrà aiutare a diffondere l’uso di Tinaba. Dove sta l’interesse di una banca a partecipare a questo scambio di soldi a costo zero degli utenti Tinaba? I soldi chi ce li mette? Dove sta il trucco?
M. Arpe – Tinaba opererà con un network di istituti di credito: il sistema si fonda sul fatto che, nel mondo Tinaba, i soldi non si spostano mai, rimangono fermi. Se immaginiamo di trasferire vorticosamente 10 centesimi tra noi, sono informazioni, sono bit, ma se i soldi rimangono sempre fermi, effettivamente si sposta soltanto l’etichetta e nessuno paga per spostare un’etichetta. Cosa fa la banca? La banca reinveste questi soldi, perché sono stabili, per cui c’è un guadagno con cui paga i piccoli costi per movimentare i trasferimenti. Tutto è basato sulla tecnologia.
Prima C’è poi l’interesse non secondario per tutte le informazioni generate da questo scambio di dati, come insegnano Google e Facebook. Gli esercizi commerciali, bar, ristoranti, negozi che usano il sistema Tinaba con le loro app e i loro tablet potrebbero diventare collettori di informazioni sui loro clienti e questo comporta bei rischi per la privacy.
M. Arpe – Noi abbiamo una posizione netta sulla privacy, a totale favore dell’utente. Non possiamo e non vogliamo vendere dati. Se il negozio vuole, ti fa arrivare la sua offerta aH’intemo dell’esercizio, ma appena esci dalla porta, il negozio non può mandarti più niente: privacy totale, a meno che non sia autorizzato. Abbiamo installato la funzione GoShopping, che permette di decidere di ricevere sull’app informazioni sulle offerte fatte dai negozi solo quando si è nelle vicinanze e si decide di volerle conoscere.
Prima Questa effervescenza creativa, come si riflette sul vostro business editoriale?
M. Arpe Come lei sa bene il mondo dell’editoria cartacea e online non vive una situazione facile. Abbiamo perciò deciso di rafforzare la parte manageriale nominando amministratore delegato il dottor Giorgio Gabrielli che ha una lunga esperienza nel mondo editoriale e pubblicitario, lasciando a Paolo Madron la direzione editoriale e quella delle testate Lettera43 e, ad interim, Pagina99. Gabrielli è anche nel Cda di Tinaba ed è una di quelle persone che rappresenta un po’ un ponte tra le due società, che sono del tutto distinte ma che hanno un punto di contatto nel progetto Tinaba Media, che abbiamo incubato e che vorremmo lanciare da qui a quattro mesi. Un ruolo importante su entrambi i fronti lo svolge poi Gea Scancarello, una giovane e brillante giornalista esperta di digitale che scrive anche per Lettera43, che ha aiutato a sviluppare molte attività di Tinaba e che guida un gruppo di lavoro in Pagina99 per rendere l’iniziativa editoriale sostenibile senza deludere i suoi lettori e trovandone di nuovi, possibilmente tra i più giovani.
Prima Pagina99, appunto, la sua passione ma con perdite di bilancio tali da affondare la casa editrice...
M. Arpe Non esageri. News 3.0 ha un polmone finanziario sufficiente per non affondare. Pagina99 è un settimanale di alta qualità che ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali e ha affrontato temi spinosi con l’obiettivo di fornire analisi approfondite e non semplici sintesi. Ma, come dice Paolo Madron, ha grande successo di critica, meno di pubblico. Abbiamo uno zoccolo duro di lettori che ci ha seguito anche quando, di recente, abbiamo deciso di aumentare il prezzo da 3,50 a 4,90 euro.
Prima Immagino che sarà il primo giornale a sperimentare i servizi di Tinaba Media.
M. Arpe Certamente, e sarà interessante vedere cosa progetterà Gea Scancarello, che è anche la promoter di FreeJourn, la piattaforma di crowdfunding verticale per i freelance. L’iniziativa di Tinaba Media prevede che si possa comprare una singola informazione per un centesimo o per il prezzo deciso dall’editore. Paghi quel che leggi e per di più a un costo irrisorio: è l’idea forte di Tinaba Media. Ma ci sono vari tipi di offerte sulla selezione dei servizi. Abbiamo annunciato anche il like di Tinaba: se uno vede un articolo che gli piace invece di schiacciare il like di Facebook, schiaccia il like di Tinaba e manda un centesimo all’editore o all’autore. Se un articolo ha lOOmila like porta a casa mille euro senza costi. Oggi ci sono milioni di condivisioni sui social network, ma nessuna è associata al conto economico. Tinaba è la prima tecnologia che permette di condividere il denaro. Il nostro tentativo è di riuscire a creare una cultura per generare contributi economici con i micro pagamenti, grazie al fatto che non hai costi a movimentare anche piccolissimi importi.
Prima – Chi se lo sarebbe mai immaginato di dover sperare sui micro pagamenti per far sopravvivere la buona informazione. La verità però è che, nei casi di tempeste astrali come quella che ha colpito Lettera43 di rimbalzo per la drammatica crisi del Gruppo 24 Ore, sono sempre necessari i soldi dei soci per sottoscrivere aumenti di capitale, come è successo a News 3.0 quest’anno.
M. Arpe Altro che tempesta astrale! Lettera43 era in concessione pubblicitaria a System 24 e per più di cinque mesi non ha visto entrate dalla pubblicità. E adesso è ancora tutto bloccato, ma confido che la disputa in corso si possa risolvere in bonis. Oggi però posso dire che la situazione economica si sta riequilibrando, avendo fatto un aumento di capitale di 2 milioni all’inizio dell’anno. Paolo Madron è intervenuto con un investimento personale, il che dà l’idea di quanto sia convinto della bontà dell’iniziativa. Avere un direttore che ci mette il proprio lavoro e il proprio denaro, be’, questo è un segno forte di quanto sia motivato. Del resto, siamo partiti con un patrimonio eccedente di 5 milioni, il che ci ha consentito di correre senza l’ansia di rivolgerci ogni anno agli azionisti per avere un aiuto. Credo che questo abbia portato a un risultato informativo di valore.
Prima Che sarebbe?
M. Arpe Sarebbe che Pagina99, Lettera43, Rivista Studio e Undici hanno pubblicato articoli che non possono minimamente essere sospettati di parzialità o appartenenze. Abbiamo promosso, nel nostro piccolo, informazione di qualità non filtrata. E di questo sono molto fiero.