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 2017  ottobre 30 Lunedì calendario

Tassa rifiuti, domande e risposte

Come si fa a capire di aver versato la Tari “gonfiata”?
Sono pochi i Comuni che hanno espressamente previsto nei loro regolamenti Tari la non applicabilità della quota variabile alle pertinenze dell’utenza domestica. Si dovrebbero quindi leggere attentamente gli avvisi di pagamento che l’ente ha inviato a tutti i contribuenti (la Tari è riscossa normalmente su liquidazione d’ufficio) e verificare, in caso di pertinenze, che la quota variabile applicata risulti pari a zero euro.
In quale parte dell’avviso di pagamento è indicata la quota variabile?
In genere l’avviso di pagamento della Tari contiene il riepilogo dell’importo da pagare, le istruzioni per il versamento (scadenza rate e codice tributo) nonché il dettaglio delle somme. È in questa parte che l’ente indica le unità immobiliari (con i dati catastali: foglio, particella, sub), la superficie tassata, il numero degli occupanti e la quota fissa e variabile distinta per ogni unità immobiliare. La quota variabile deve essere presente solo per l’abitazione, non anche per le eventuali pertinenze.
Entro quale termine il contribuente può chiedere il rimborso al Comune? È obbligatorio per il Comune rispondere all’istanza?
L’articolo 1 comma 164 della legge 296/2006 (finanziaria 2007) stabilisce che il rimborso delle somme versate e non dovute deve essere richiesto dal contribuente entro il termine di cinque anni dal giorno del versamento, ovvero da quello in cui è stato accertato il diritto alla restituzione. La stessa norma impone inoltre all’ente di effettuare il rimborso entro centottanta giorni dalla data di presentazione dell’istanza, ma non è da escludere un eventuale silenzio-rifiuto da parte dell’ente.
Qual è il termine per proporre ricorso?
Il contribuente, in caso di diniego espresso al rimborso, ha 60 giorni di tempo per proporre ricorso alla commissione tributaria provinciale territorialmente competente. Nel caso di silenzio-rifiuto – che si forma dopo 90 giorni dalla presentazione dell’istanza (articolo 21 Dlgs 546/92), ma è consigliabile attendere 180 giorni previsti dalla norma sui tributi locali (comma 164 legge 296/06) – il contribuente deve proporre ricorso entro cinque anni (termine di prescrizione del diritto secondo la giurisprudenza più recente).
È possibile sollevare la questione in caso di contenzioso pendente?
La disciplina sul processo tributario impone al contribuente di inserire nel ricorso tutti i motivi che costituiscono la materia del contendere, non essendo possibile, in seguito, integrare il ricorso con altri motivi. Pertanto se il soggetto passivo non ha sollevato subito, in sede di motivi di ricorso, la questione dell’illegittimità della duplicazione della quota variabile Tari, non potrà più farlo successivamente.
Come regolarsi se la Tari è gestita da un soggetto diverso dal Comune (ad esempio da una società in house)?
In caso di gestione esternalizzata del tributo, ad esempio da parte della società che gestisce il servizio rifiuti (che potrebbe essere una società in house), il contribuente deve presentare a questa e non al Comune l’istanza di rimborso della quota Tari indebitamente pagata. Allo stesso modo, in caso di diniego o silenzio-rifiuto, il ricorso dovrà essere proposto contro la società, senza necessità di chiamare in causa anche l’ente locale.