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 2017  ottobre 28 Sabato calendario

Il Signore delle Stelle: «La Luna è mia. E vale una fortuna»

Migliaia di minatori dello spazio in lista d’attesa per raggiungere gli hangar e imbarcarsi sulle prime astronavi dirette ai giacimenti sulla Luna. Non è una scena del prossimo sequel di Star Trek, ma una prospettiva reale. Tant’è che, complice un vuoto normativo che risale agli albori dell’era spaziale, ci sono un’infinità di americani che hanno investito in terreni sul nostro satellite e su decine di asteroidi. Grazie all’idea folle di un uomo: il Signore delle Stelle, al secolo Dennis M. Hope, 67enne californiano che ha fatto della compravendita di terreni nel cosmo la propria fortuna.
Dennis stava divorziando, nel 1980, e il suo lavoro (vendeva auto usate) non andava bene, quando una sera, tornando a casa, ebbe un’intuizione. Stava pensando di comprarsi un pezzo di terra a Los Angeles, poi rivenderlo... insomma fare i soldi con le proprietà. Ma poi vide la Luna alta in cielo e pensò: «Ehi, lassù ci sono un sacco di proprietà». Pochi anni dopo era il titolare della Moon Estates e nel 2010 pare avesse già incassato 9 milioni di dollari. «Sono ormai in 300 mila ad essersi accaparrati un pezzetto di Luna, cifra destinata ad aumentare con l’introduzione sul mercato di Marte e Venere», scriveva due anni fa il sito The Blue Planet.
Le ultime imprese spaziali e i progetti di grandi aziende come SpaceX che puntano a portare i primi uomini su Marte hanno riacceso i riflettori anche sul business dei «padroni delle stelle» e sui futuri minatori che si preparano a scavare sulla Luna e su altri asteroidi, tutti ricchi di minerali ed elementi preziosi, come nichel, ferro, cobalto, azoto.
Davanti a tutti loro, c’è Dennis. Hope è riuscito ad accaparrarsi (teoricamente) migliaia di proprietà spaziali. Ha fondato, oltre alla società immobiliare, l’«Ambasciata Lunare» e «un governo galattico», perché «era l’unico modo di tutelare i diritti dei proprietari di terreni nel cosmo». C’è chi ancora lo crede un imbroglione, ma resta il fatto che da 37 anni lui si occupa di registrare per se stesso e per conto terzi proprietà sulla Luna – che secondo la Nasa ha una superficie di 37 milioni e 936 mila km quadrati – per poi vendere i diritti di estrazione.
La cosa è resa possibile dal fatto che l’articolo 2 del Trattato sullo Spazio Esterno siglato all’Onu nel 1967 stabiliva che nessuna nazione potesse accampare diritti di sovranità sulla Luna (in primis Usa e Urss che si disputavano il satellite), ma non parlava dei privati. «Perciò scrissi alle Nazioni Unite che intendevo dichiararmi proprietario della Luna, di altri 8 pianeti e vari asteroidi – ricorda Dennis —, per suddividerne il terreno in lotti e cominciare a venderne la proprietà». L’Onu non rispose mai («se avevano dei problemi legali a riguardo, avrebbero dovuto farmelo sapere») e Dennis andò avanti con la sua incredibile operazione immobiliare: a 20 dollari l’acro (25 inclusi i diritti di estrazione). Nessun governo gli ha mai fatto causa per rivendicare quelle proprietà. Quattro anni fa, aveva già venduto «267 milioni di acri sulla Luna, 131 milioni su Marte e 50 milioni tra Venere, Io e Mercurio». Nel frattempo, quello che nel 1980 pareva fantascienza, sta diventando realtà: decine di compagnie si attrezzano per trivellare sulla Luna e vari asteroidi.