Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  ottobre 28 Sabato calendario

«Buffonata: l’articolo 155 della Carta non fu scritto per questo». Intervista a Javier Rupérez

Barcellona «È soltanto una buffonata»: dimentica il linguaggio diplomatico Javier Rupérez, che è stato ambasciatore spagnolo negli Stati Uniti, deputato del Congresso spagnolo (per il Partido Popular), senatore, ambasciatore presso Nato, Osce e C omitato contro il terrorismo dell’Onu. Madrileno, 76 anni, è noto in Spagna anche per essere stato sequestrato dall’Eta per 31 giorni, nel novembre del 1979. Ed è stato allievo e amico di alcuni dei padri della Costituzione spagnola, come José Pedro Pérez-Llorca Rodrigo e il catalano Miquel Roca.
Ha parlato con qualcuno di loro, adesso che l’articolo 155 ha acquisito fama universale?
«Sì, ma non sono autorizzato a riferire le loro parole. Posso dire che sono molto preoccupati e angosciati per la situazione. Miquel Roca, avvocato, ha partecipato al consiglio d’amministrazione in cui il Banco Sabadell ha deciso in queste settimane di trasferire per sicurezza la sede sociale da Barcellona ad Alicante».
Scrivendo l’articolo 155, nel 1978, i padri costituenti pensavano a una possibile volontà sece ssionista della Catalogna?
«No. La Spagna si è ispirata all’articolo 37 della Legge fondamentale tedesca del 1949. Si voleva proteggere la Costituzione da possibili attacchi, ma nel 1978 non c’erano preoccupazioni specifiche. La dichiarazione della Repubblica catalana del 1934 ormai era lontana. E il 90% dei catalani, una percentuale più alta della media nazionale (80%) ha votato a favore di questa Costituzione».
Però non si è evitato ieri il tanto temuto «scontro fra treni».
«Come spagnolo, mi vergogno dello spettacolo che ha dato l’altro giorno il governo catalano, i cui responsabili non erano capaci di prendere una decisione e metterci la faccia. Per convocare le elezioni, Puigdemont pretendeva l’immunità per sé e la scarcerazione dei “due Jordis”. Poi il voto al Parlament per l’indipendenza, con metà dell’Aula vuota: è stata tutta una buffonata».