la Repubblica, 28 ottobre 2017
Di cosa si parla a Luanda. Proboscidi contro le mine
Altro che cani anti-esplosivo, o ratti addestrati a fiutare le mine: la risorsa del futuro per ripulire l’Angola dai campi minati che l’infestano saranno gli elefanti. In 27 anni di guerra civile i pachidermi sono stati decimati per l’avorio, valuta preziosa per i ribelli. E quando gli animali superstiti attraversavano i confini per fuggire in Botswana, in Zambia e in Congo (RdC) spesso finivano nelle trappole inesplose, rimanendo gravemente feriti o persino uccisi. Dal 2002, con la fine della guerra, gli elefanti hanno cominciato a ritornare in Angola e – dicono gli esperti che ne seguono i movimenti grazie ai collari di segnalazione – i branchi evitano i campi minati. A seguire il luogo comune, si penserebbe solo alla leggendaria memoria di questi animali. Assieme alla capacità di apprendere, sostengono gli studiosi, c’è un olfatto straordinario, molto migliore di quello degli altri mammiferi. Ne sono responsabili, scrive The Conversation, i circa duemila geni deputati alla percezione degli odori, contro gli 811 dei cani.
Gli elefanti non potranno sostituire animali più agili nella ricognizione dei campi minati, anche perché i conservazionisti non accetterebbero di metterli a rischio. Ma i tecnici hanno elaborato un sistema basato sul prelievo di campioni di terreno, che permette di utilizzarne le qualità olfattive senza pericolo. Invece che con i metal detector, insomma, le mine si individueranno con la proboscide.