L’Economia, 30 ottobre 2017
Crediti deteriorati, urla nel silenzio
Dopo la stretta Bce sui crediti deteriorati (Non-Performing Loans) annunciata il 5 ottobre, un muro di sbarramento è arrivato a difesa della stabilità del sistema bancario italiano. Da Atene e dalle altre capitali del SudEuropa invece solo un grande silenzio. Eppure il sistema bancario greco rimane il più esposto al problema: a giugno 2017 c’erano ancora 72,4 miliardi di Npl (dato lordo) nei bilanci delle banche, solo in calo marginale dal record di 79 miliardi di inizio 2016. Il programma che attende le banche greche nei prossimi 2 anni è da far tremare i polsi. Secondo la tabella di marcia concordata con Bruxelles, Atene dovrebbe ridurre lo stock di Npl per 12 miliardi (il 16,5%) nel 2018 e 13 nel 2019, attraverso cessioni sul mercato a ritmo ultra-accelerato.
La situazione è ben peggiore di quanto le cifre facciano pensare, nonostante il buon tasso di copertura delle riserve (il 47%, non distante dal 50% italiano). Un problema appare non aggirabile: oltre la metà degli Npl greci è composta da prestiti non garantiti ad imprese manifatturiere scarsamente competitive in partenza che sono poi fallite nei 6 anni di depressione dell’economia. Una disgraziata evenienza che comporta tassi di recupero atteso e valutazioni assai vicini allo zero. Per capire la portata, in Italia il 41% delle sofferenze è legato al settore delle costruzioni, dove la garanzia dell’immobile permette sempre di ottenere un tasso di recupero accettabile mentre solo il 22% coinvolge la manifattura.
Secondo le disposizioni della Bce, tutti gli Npl non garantiti dovranno avere il 100% di copertura entro 2 anni. In un modo o nell’altro quindi entro il 2019 il sistema bancario di Atene dovrà trovare oltre 35 miliardi di liquidità aggiuntiva. Certo anche sulle posizioni «secured» il fatto che il sistema giudiziario greco sia il più lento d’Europa non aiuta: 1.580 giorni per risolvere una disputa commerciale, contro i non esaltanti 1.120 giorni dell’Italia (in Francia sono 395).
Inoltre, vista la ripresa fantasma dell’economia (se va bene un +0,8% per il 2017), il tasso di creazione di nuovi Npl resta alto: il 10%, cioè circa 7 miliardi l’anno per il triennio 2017-2019. La dismissione degli Npl si è trasformata da missione difficile ad impossibile. L’incubo per Tsipras e Banca di Grecia è quello di far fronte a un ulteriore round di ricapitalizzazioni forzate, proprio mentre Atene dovrà affrontare anche lo stop dei prestiti da Bruxelles. Il che spiega la remissività di governo ed istituzioni a fronte dell’accelerazione della Bce. Ma è difficile pensare che gli investitori privati, soprattutto esteri, possano essere interessati ad un simile incubo finanziario.
Una nuova tempesta si sta dunque avvicinando alla Grecia. All’orizzonte, c’è un’unica soluzione possibile: un intervento dell’Esm per ricapitalizzare ulteriormente il sistema bancario. In contropartita ci saranno altre pesantissime riforme da attuare, ça va sans dire.