Corriere della Sera, 30 ottobre 2017
Perché tanti roghi e così intensi al Nord Italia in pieno autunno?
• Gli incendi di Piemonte e Lombardia sono collegati tra loro?
Le prime fiamme sono state segnalate venerdì sera – spiega l’ingegner Cosimo Pulito, direttore regionale dei Vigili del fuoco del Piemonte —. A oggi, domenica, sono stati registrati in tutta la regione 12 fronti, di cui 9 in provincia di Torino e 3 in provincia di Cuneo. Il fronte complessivo delle fiamme ha raggiunto i 100 chilometri e ha interessato perlopiù la parte occidentale del Piemonte. Si tratta dunque di episodi scollegati dagli incendi che hanno colpito la Lombardia. La situazione più preoccupante riguarda alcune zone nel Torinese, mentre nella provincia di Cuneo gran parte dei roghi è stata portata sotto controllo. In alcuni casi è stato necessario evacuare i residenti, ma si tratta di misure precauzionali.
• Siamo abituati ai roghi estivi. Questi incendi a fine ottobre sono «fuori stagione» o comunque anomali?
Nelle zone boschive colpite in questi giorni in realtà il periodo più a rischio non è in estate, ma fra fine novembre e gennaio, perché – a meno che la stagione non sia particolarmente piovosa – il terreno per le caratteristiche della vegetazione raggiunge il massimo della secchezza e quindi le fiamme attecchiscono più facilmente. Gli incendi sono quindi in anticipo rispetto al periodo di massimo rischio, a causa della siccità degli ultimi mesi che ha reso il terreno secco prima del solito.
• L’origine degli incendi è dolosa?
Al momento non ci sono evidenze per parlare di dolo, ma sembra che si tratti di cause accidentali, come incendi di sterpaglie appiccati da agricoltori per ripulire i terreni e sfuggiti al controllo. Considerate le particolari condizioni climatiche di questi giorni e la secchezza del suolo, non è da escludere che le fiamme possano essere partite dalla classica cicca di sigaretta gettata a terra oppure dal contatto dell’erba secca con la marmitta catalitica di un’auto, la cui temperatura può arrivare a centinaia di gradi e quindi può anche innescare i roghi. La propagazione delle fiamme è stata agevolata oltre che dal clima molto secco anche dal forte vento.
• Perché, nonostante l’ampio utilizzo di mezzi aerei, gli incendi non sono ancora stati domati?
Solo in Piemonte sono al lavoro 170 Vigili del fuoco con circa 200 mezzi fra camion, furgoni e jeep. Inoltre partecipano alle operazioni 600 volontari della Regione che sono organizzati in un unico corpo con ottimo addestramento, e poi, ancora, carabinieri, forestali e anche alcune unità dell’esercito per presidiare le abitazioni fatte sgomberare per evitare episodi di sciacallaggio. Sono stati utilizzati 5 Canadair italiani e anche la Croazia ha risposto all’appello lanciato attraverso il sistema di cooperazione europea. Inoltre sono in azione 8 elicotteri di aziende private che operano in convenzione con la Regione Piemonte per il servizio anti-incendi, oltre a tre elicotteri dei Vigili del fuoco, fra cui un Tsr Erickson di dimensioni maggiori rispetto agli altri velivoli e particolarmente preciso nello spegnimento delle fiamme. Purtroppo da quando sono scoppiati gli incendi l’utilizzo dei mezzi aerei è stato in alcune fasi limitato a causa del vento e della presenza di nubi di fumo.
• È possibile prevedere quando saranno domate completamente le fiamme?
Dipende dalle condizioni climatiche e dal vento. Se si riescono a far operare senza interruzioni i mezzi aerei, una giornata di lavoro può essere sufficiente per spegnere tutte le fiamme e riportare sotto controllo la vasta area interessata dagli incendi.
• C’è il rischio di nuovi focolai?
Purtroppo sì e i territori più esposti sono quelli abbandonati dall’uomo, come i pascoli sui quali è cresciuta nuova vegetazione.