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 2017  ottobre 27 Venerdì calendario

Due sistemi, una scheda. Ecco come voteremo

Dopo un tour de force di 35 giorni tanti ne sono trascorsi dalla presentazione del testo a Montecitorio e otto voti di fiducia tra Camera e Senato, il Rosatellum bis è legge. Con 214 sì, 61 no e 2 astenuti, l’Aula di Palazzo Madama ha approvato la legge con la quale gli italiani voteranno nel 2018 (4 e 11 marzo le date più gettonate). A favore della riforma si sono schierati i partiti della maggioranza Pd e Ap più Forza Italia, Lega e Ala, con Denis Verdini che ha rivendicato il sostegno del suo gruppo: «Noi c’eravamo, ci siamo e ci resteremo sino alla fine». Adesso la palla passa al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ieri ha precisato quali siano le sue prerogative in materia di promulgazione delle leggi: «Quando mi arriva qualche provvedimento, io ho il dovere di firmarlo, anche se la penso diversamente. C’è un caso in cui posso, anzi devo, non firmare: quando arrivano leggi o atti che contrastano palesemente con la Costituzione». Il Rosatellum pare al riparo, anche se il capo dello Stato si prenderà qualche giorno di riflessione. 
MATTARELLUM ROVESCIATO 
La legge che porta il nome del capogruppo dem a Montecitorio, Ettore Rosato, è un mix tra due sistemi elettorali: il proporzionale e il maggioritario. Con il primo meccanismo, sarà assegnato il 64% dei seggi delle assemblee di Camera e Senato, ovvero 386 scranni su 630 a Montecitorio e 200 su 315 a Palazzo Madama. Con il secondo, il restante 36%. Vale a dire: 232 seggi della Camera e 109 del Senato. A completare il quadro, 12 deputati e 6 senatori che usciranno dalla circoscrizione Estero. Circoscrizione per la quale potranno concorrere anche i residenti in Italia. 
Il Rosatellum, in pratica, è un Mattarellum al contrario, visto che la legge che portava il nome dell’attuale capo dello Stato, con la quale si è votato dal 1994 al 2001, prevedeva il 75% di maggioritario e il 25% di proporzionale. 
La scheda che riceveranno gli elettori, al contrario di quanto avveniva con il Mattarellum, sarà unica. Con un solo voto, però, saranno azionati entrambi i meccanismi di selezione degli aspiranti deputati e senatori. Da una parte ci saranno i candidati nei rispettivi collegi uninominali, con accanto i simboli delle liste che lo sostengono; dall’altra il listino bloccato formato da due a quattro nomi con il quale ogni partito concorre per la parte proporzionale. I candidati che otterranno più voti nei collegi uninominali di Camera e Senato, otterranno il seggio. Viceversa per capire chi, nei listini bloccati, entrerà a Montecitorio o Palazzo Madama bisognerà procedere al riparto proporzionale dei voti. Per la Camera avverrà su base nazionale; per il Senato su base regionale. Ogni Regione, così come avveniva per il Porcellum, metterà in palio un certo numero di seggi. Via libera, uno degli aspetti più controversi, alle pluricandidature: potranno essere massimo cinque nei listini proporzionali. Non solo: ci si potrà candidare, allo stesso tempo, sia in un collegio che nei listini. 
Non sarà ammesso, al contrario di quanto avvenuto finora, il voto disgiunto. Introdotta la quota di genere: la percentuale massima di candidati dello stesso sesso nei collegi uninominali e nella posizione di capolista nella parte proporzionale non potrà superare il 60%. 
IL PESO DELLE COALIZIONI 
La legge approvata assegna al governo il compito di ridisegnare i collegi. Una volta promulgato il Rosatellum, l’esecutivo avrà trenta giorni di tempo per ridisegnare la mappa delle circoscrizioni elettorali. Solo allora, e in ogni caso dopo l’approvazione della legge di bilancio (intorno a Natale), il capo dello Stato scioglierà le Camere. 
La riforma rafforza le coalizioni. Per formarne una, basterà una «dichiarazione di apparentamento». Niente indicazione del capo della coalizione né di un programma comune, come per il Porcellum, ma sarà possibile mostrare il capo di ogni singola forza politica. La soglia di sbarramento sarà unica per Camera e Senato: il 3% a livello nazionale. Che sale al 10% per le coalizioni. Se una lista in coalizione non tocca neppure l’1%, i suoi voti andranno dispersi. In caso contrario, resteranno nel forziere dell’alleanza.