Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  ottobre 29 Domenica calendario

La guerra del Prosecco: analisi sballate e conflitti d’interessi

In Veneto c’è una lotta per le bollicine senza esclusione di colpi. L’arbitro della partita è l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, (Icqrf) del ministero delle Politiche Agricole. Alcune aziende sanzionate contestano l’attendibilità delle analisi sulla qualità del prosecco e il conflitto di interessi del controllore. L’aziendadi Renzo Bronca, Podere del Gaio, non ha superato i controlli dell’Icqrf: l’Ispettorato del Veneto gli ha sequestrato una partita di vino “Glera” che doveva diventare prosecco perché dalle analisi non risultava quanto dichiarato dall’azienda: Prosecco Dop 2015.
Ora il Podere del Gaio è sotto indagine per frode dalla Procura di Treviso, ma Bronca e il suo consulente Luigi Forlin danno la colpa ai controlli. “Abbiamo ricevuto solo il risultato delle analisi: prima -0.90 e poi -0.73 del parametro Delta 18”, che misura la qualità. Ma nessuno ha comunicato all’azienda quale fossero i valori di riferimento da rispettare per classificare il loro Prosecco come Dop 2015. Hanno solo saputo di essere stati bocciati. Bronca e Forlin (che dice di aver avuto problemi con l’Icqrf anche per la sua azienda pugliese, la Minos, con il sequestro del vino e l’accusa che non esistessero quegli stessi vigneti che hanno poi analizzato) hanno quindi chiesto l’accesso alla banca dati che raccoglie le analisi, ma è vietato. Un regolamento europeo stabilisce infatti che i parametri di riferimento siano raccolti in una “Banca dati analitici”, gestita dal Centro Comune di Ricerca (CCR) dell’Unione europea.
Però nessuno può consultarli se non gli enti nazionali che devono certificare la qualità. In Italia spetta all’Icqrf che è organizzato su base regionale. I controllori locali conoscono i parametri da rispettare, ma le aziende sanzionate non possono sapere cosa hanno sbagliato. “Lo stabilisce il regolamento europeo”, spiega al Fatto Stefano Vaccari, capo dipartimento dell’Icqrf di Roma. I dati sono poi gestiti dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, l’istituto che esegue le analisi. Il ministero delle Politiche Agricole paga 90.700 euro all’anno perché tengano aggiornata la banca dati.
I due del Podere del Gaio, quindi, a proprie spese, si sono rivolti a un altro laboratorio di analisi che in via anonima ha fatto analizzare alla Fondazione di San Michele all’Adige il Prosecco dei concorrenti: “Anche su marche molto famose, sono emersi risultati di Delta 18 peggiori al nostro: -1.3; -1.8; -2.1. – racconta Giovanna Lomolino, ricercatrice di agronomia dell’Università di Padova e moglie del consulente Forlin – eppure solo la nostra azienda è stata messa in ginocchio”.
Ad agosto 2016 l’avvocato del Podere scrive al governatore del Veneto, Luca Zaia: “Il fatto che analisi privatamente eseguite sui vini in commercio di altri produttori hanno dato risultati sconcertanti pone un’imbarazzante alternativa: o la produzione di vino Prosecco è in larga misura irregolare perché viola la banca dati oppure la banca dati è del tutto arbitraria”. Zaia si limita a inoltrare la lettera all’Icqrf di Conegliano, l’ufficio che ha disposto il sequestro del Prosecco del Podere del Gaio.
L’avvocato scrive anche alla Fondazione Mach, al ministero e alla Procura di Treviso, chiedendo l’accesso ai “valori della banca dati del Prosecco Dop e la zona di prelievo dei campioni” per l’annata contestata, il 2015. Niente da fare. Soltanto dopo essere stato sollecitato dal Fatto, Zaia ha chiesto riscontri all’Icqrf di Conegliano. Alla guida dell’istituto c’è Gianluca Fregolent. “Lui è parte del problema – contesta Giovanna Lomolino – perché oltre a essere il controllore, fa anche il produttore nel settore che deve vigilare”. Fregolent è infatti il direttore dell’Icqrf di tutto il Nord-Est, ma anche uno dei tre soci dell’azienda Caramini che produce uva, nel cuore della valle del Prosecco su cui Fregolent vigila. “Non c’è conflitto di interessi, non sono l’amministratore, ma un socio”, replica Fregolent al Fatto. Viene spesso invitato, come direttore dell’Icqrf, anche agli eventi di promozione organizzati da altre cantine di vino o Prosecco, cioè dai suoi vigilati: “Solo un adempimento istituzionale”. Il suo capo di Roma, Stefano Vaccari, lo asseconda: “La legge lo permette”. Zaia dice al Fatto di “non avere rapporti con Fregolent da quando è stato nominato nel 2008”. In quell’occasione, era ministro dell’Agricoltura e andò a Conegliano alla cerimonia di insediamento di Fregolent. La Tribuna di Treviso e Treviso Today raccontano di altri incontri: a novembre 2016, pochi mesi dopo aver ricevuto la lettera dell’avvocato di Bronca, Zaia e Fregolent hanno partecipato al Forum vinicolo Veneto di Oderzo. A febbraio erano a Godega al convegno “Quale futuro per il Prosecco?”.