la Repubblica, 29 ottobre 2017
Shakespeare, ultimo rebus: «È sepolto a Westminster nella tomba dei poeti»
Prendete una dedica misteriosa, un codice a forma di croce, un rebus su un monumento. Aggiungeteci il nipote di un brillante scrittore nei panni di investigatore privato. Mescolate il tutto e potreste avere la soluzione del più grande enigma della letteratura mondiale: chi è veramente l’autore delle opere attribuite a William Shakespeare? E dove giace, di conseguenza, il “vero Shakespeare”? La duplice risposta sarebbe che l’autore di Giulietta e Romeo e di altri 36 testi teatrali è in realtà Edward de Vere, 17esimo conte di Oxford; e che quest’ultimo è stato segretamente sepolto nel Poets’ Corner, l’angolo dei poeti nell’abbazia di Westminster a Londra, proprio sotto il monumento eretto allo Shakespeare di Stratford sull’Avon. Il condizionale è d’obbligo, perché sull’identità di Shakespeare circolano da secoli ipotesi di ogni genere. Se la maggior parte degli studiosi concorda che il figlio di un guantaio di Stratford ha effettivamente scritto i capolavori a lui attribuiti, gli scettici si chiedono come un inglese di provincia potesse conoscere le abitudini di corte descritte nelle sue opere, per tacere della cultura necessaria a scriverle. Tra i candidati al ruolo di “vero Shakespeare” ci sono stati il filosofo Francis Bacon, il drammaturgo Christopher Marlowe, la regina Elisabetta I, il linguista siciliano Michelangelo Florio o suo figlio John Florio. E la lista ha sempre incluso anche Edward de Vere, colto nobiluomo del tempo, che avrebbe continuato la giovanile attività poetica sotto pseudonimo per motivi di decoro. Ora Alexander Waugh, noto accademico e nipote dello scrittore Evelyn Waugh ( Una manciata di polvere, L’inviato speciale e tanti altri romanzi), annuncia di avere trovato le prove che fu il conte de Vere a scrivere le opere attribuite a Shakespeare. Come? Risalendo alla tomba. Waugh afferma di avere decrittato la confusa dedica all’edizione del 1609 dei sonetti di Shakespeare, sovrapponendo una croce alle parole su cui tanti si sono vanamente scervellati. «È come una mappa del tesoro», dichiara al Guardian, dalla quale apparirebbe questa frase: «To the Westminster at South Cross, St. Peters, Edward De Vere lies here» (Edward De Vere giace qui). St. Peters era il nome originale dell’abbazia di Westminster, South Cross fino al 19esimo secolo la denominazione dell’angolo dei poeti e un altro rebus, celato nel monumento al Bardo a Stratford, alluderebbe ai poeti Beaumont, Chaucer e Spenser: sepolti «precisamente in quest’ordine» nel Poets’ Corner. Accanto ad essi, esattamente sotto il monumento a Shakespeare eretto nel 1740, sarebbe stato sepolto de Vere, trasferendo il corpo dal cimitero di Hackney dove era avvenuta la sepoltura ufficiale. Elementare, Watson? Waugh presenterà la sua scoperta stamane al Globe Theatre, la replica del teatro shakesperiano originale sulla riva del Tamigi, davanti a due grandi attori shakesperiani, Derek Jacobi e Mark Rylance, anch’essi convinti che lo Shakespeare di Stratford non sia il vero Shakespeare. «Teorie sempre più fantastiche», obietta Paul Edmondson, direttore dello Shakespeare Birthplace Trust, «ormai siamo alla fantascienza». Il dibattito non finirà qui.