la Repubblica, 29 ottobre 2017
La Appendino e il suo profeta inciampato in una furbata: in tre mesi è svanito il sogno della città del buongoverno
L’aveva creata lui. Una sera in Consiglio comunale, quando Piero Fassino sembrava il signore incontrastato di Torino, Paolo Giordana aveva avvicinato Chiara Appendino, la giovane capogruppo dei 5 Stelle: «Un giorno il sindaco sarai tu». Una profezia, quasi un’unzione per l’ex seminarista Giordana, espulso anche da tutte le chiese, compresa quella del Pd, dove pure inizialmente aveva militato. Era cominciato allora, in tempi non sospetti, il sodalizio che ha terremotato il sistema del centrosinitra torinese. Era partito con nobili, nobilissime, intenzioni. Rifacendosi addirittura «all’esperienza di Adriano Olivetti», come dice il libro- manifesto che Paolo e Chiara avevano scritto insieme per dare una base ideologica al loro assalto al Palazzo d’Inverno. Contro ogni pronostico, sconfiggendo le ironie e la supponenza della sinistra al potere, l’incantesimo aveva funzionato. E una sera d’estate lei era entrata trionfante a Palazzo Civico, seguita dal suo profeta, tutti immersi in una folla che gridava «onestà, onestà». La scena oggi fa certamente sorridere. Ascoltare il paladino dell’onestà trasformarsi nel più tradizionale dei politici dispensatori di favori è un fatto che Torino e la sua anima calvinista non accettano. La rivoluzione di Paolo Giordana scivola su un biglietto del tram non pagato, sulla multa da togliere a un amico, sulle frasi ambigue rivolte al responsabile dell’azienda dei trasporti pubblici che sembrano uscite da un colloquio manzoniano: «Questi controllori sono bravi ma...un po’ quadrati. Presidente possiamo fare qualcosa?». Con un gran tonfo finiscono al macero i riferimenti ad Adriano Olivetti, le promesse di palingenesi, la speranza di un mondo senza raccomandati e senza raccomandazioni. È troppo. Troppo anche per la policy a geometria variabile che caratterizza oggi le scelte grilline. Si capisce subito, nella drammatica riunione di ieri mattina nell’ufficio di Appendino, che Giordana è bruciato, inutilizzabile. Da stampella indispensabile per la fragile esperienza di Chiara diventa bubbone da estirpare in fretta. Il profeta diventa dannazione. Un uomo fino a ieri potente, al punto di essere definito il vero Rasputin di Chiara, lo stratega che la indirizzava nelle scelte, scade a personaggio da cinepanettone, il potente che chiede un favore per l’amico. Da ieri è iniziata inevitabilmente la fase due della giunta Appendino. E quanto lei la tema è dimostrato dalle parole utilizzate per spiegare il siluramento di Paolo: «Sono umanamente dispiaciuta». La sindaca ha imboccato la sua fase discendente il 3 giugno, la notte della tragedia di piazza San Carlo: un morto e più di 1.500 feriti. I torinesi non hanno creduto che si sia trattato di fatalità. Le commissioni di indagine hanno confermato che è stata disorganizzazione. Più recenti sono arrivate le indagini sui bilanci. Cavallo di battaglia della campagna elettorale grillina contro gli sprechi, i conti sono diventati un cappio: Giordana, Appendino e l’assessore al bilancio, Sergio Rolando, sono finiti sotto inchiesta aver presentato un bilancio falso alla città. Non male per una sindaca che ha studiato alla Bocconi. Negli ultimi giorni il bubbone dell’azienda dei trasporti, con un deficit che il Comune non sa come risanare. Di fronte a queste spine Chiara Appendino è sola. Ha perso il suo mentore che era anche il diaframma tra lei e il movimento di Grillo. Giordana, il laico non iscritto al movimento, le aveva garantito la relativa autonomia dai diktat della Casaleggio. Costruendo intorno a lei quell’aria di grillina dal volto umano che piaceva. Oggi la sindaca è più fragile, potenziale ostaggio delle decisioni dell’Algoritmo. Le telefonate di sostegno giunte ieri dai vertici romani del movimento hanno confermato la sua solitudine. Un nuovo Rasputin (o Richelieu o Taillerand, come Giordana preferiva essere definito), non ci sarà più. Appendino lo sa ed è per questo che ieri mattina, durante la riunione in Comune, ha avuto attimi di sconforto. Ha di fronte a sé quattro anni di navigazione incerta senza solidi punti di riferimento.