Gazzetta dello Sport, 29 ottobre 2017
La Val di Susa e la Valtellina bruciano

Speriamo che piova, perché il Nord-Ovest sta andando a fuoco e questa, storicamente, non sarebbe stagione di incendi, ma piuttosto di alluvioni.
• Però non c’è neanche un sole che spacca le pietre, e anzi fa freschetto. Quindi come mai gli incendi?
Cominciamo col precisare che stiamo parlando della Val di Susa, della Valle Orco, della Valtellina, della Val Fabiolo, della Val Chisone, della Val Vairata, della Valle Stura. Non piove, più o meno, da giugno. Ha fatto al massimo qualche spruzzata, poi da un mese più niente. Qualcuno ha innescato l’incendio, la secchezza delle foglie e l’aridità del terreno l’hanno tenuto ben vivo, poi s’è alzato un forte vento, il föhn o favonio, e ha aiutato le fiamme a diffondersi sul territorio. Si parla di settemila ettari di bosco inceneriti. La situazione più grave è in Val di Susa, dove gli evacuati sono più di mille. In alcuni punti, per esempio a Novalesa, le fiamme hanno raggiunto l’altezza di 70 metri. L’autostrada per il Frejus è stata chiusa nel tratto tra Oulx e Chianocco perchè un rogo lambiva la carreggiata. Il fuoco stava per raggiungere le case di Mompantero, i 650 abitanti sono stati fatti sgomberare. Sgomberata anche una casa di riposo che ospitava 197 anziani.
• Ci sono di mezzo dei piromani?
Il colonnello Carlo Ferrucci dice: «L’unico dato certo è che l’incendio è cominciato per mano dell’uomo. Faremo ogni sforzo per trovare il responsabile». Ferrucci ha comandato per trent’anni i forestali di Calabria, quando i forestali sono stati fusi con i carabinieri è stato mandato a fare lo stesso lavoro in Piemonte come carabiniere-forestale. Giura che la mano dell’uomo c’è, ma poi è andato a verificare di persona i sette punti indicati come focolai. «In nessuno di questi - dice - abbiamo trovato un innesco o tracce sospette. Nessuna evidenza del passaggio di qualcuno. Per essere chiaro: non ci sono le condizioni per alimentare la psicosi di un incendiario seriale. Credo che una vegetazione estremamente secca, il rotolamento dei gusci delle castagne incendiati e il vento forte possano essere spiegazioni sufficienti per quanto accaduto».
• Ma allora...
La questione riguarda l’avvio del fuoco. Come sono cominciati gli incendi? Domenica mattina, alle nove e mezza, l’allarme è stato lanciato a Bussoleno, località Calusetto: al fuoco!, al fuoco!, il fumo si vedeva dall’autostrada e quelle fiamme poi non si sono riuscite a spegnere, a causa del forte vento che soffiava da ovest verso est. Le chiacchiere parlano di un barattolo di marmellata pieno di liquido infiammabile, altri dicono che si sia trattato di una lampada cinese accesa vicino alla Sacra di San Michele. I carabinieri non hanno trovato nessun riscontro. Il fuoco però s’esteso per 14 chilometri, continuando a divampare per sette giorni e sette notti e annichilendo un patrimonio di larici, querce, castagni, abeti, orchidee, alpeggi, baite e vecchie borgate di montagna. A proposito di orchidee: le praterie in quota di Rocciamelone erano il loro paradiso, un microclima unico per questo fiore. Anche qui, a un passo dalla pineta di Pampalù, sta bruciando tutto. Il fuoco è accompagnato dai boati dei vecchi ordigni di guerra, mai ritrovati finora da nessuno: il calore li fa esplodere adesso.
• Com’è la situazione in Valtellina?
Si sono riaccesi alcuni focolai nel Parco regionale Campo dei Fiori di Varese. Sono al lavoro decine di operatori, tra vigili del fuoco e volontari della protezione civile, per mettere in sicurezza l’area. Il punto di maggior rischio si trova nei pressi di una pineta. Se venisse raggiunta dalle fiamme, le operazioni di spegnimento sarebbero molto più difficili. Altro problema: evitare che il fuoco raggiunga l’osservatorio astronomico e le antenne con i sistemi di telecomunicazione alle porte di Varese. È stata poi chiusa per alcune ore la strada per Tartano, i 500 residenti sono stati sgombrati. Un elicottero e un fuoristrada dei vigili del fuoco, inoltre, sono intervenuti nel Comasco per recuperare un gruppo di escursionisti rimasto bloccato da un incendio sulle pendici del monte San Primo, a quota 1.200 metri. Il rogo, favorito dalla siccità e dal vento forte, si è sviluppato nei boschi di Veleso, sopra la frazione di Erno.
• Si sta tentando di spegnere gli incendi con i Canadair?
Sì, sia quelli in Piemonte che quelli in Valtellina. Per domare le fiamme che infestano il Piemonte i Canadair partono da Genova, in un primo momento raccolgono l’acqua in mare (seimila litri in dodici secondi) poi volano radenti alle fiamme per non sbagliare mira e rovesciano l’acqua di mare sul fuoco. Quindi i Canadair vanno ad approvigionarsi di altra acqua nei fiumi o nei laghi vicini. Gli aerei disponibili sarebbero una ventina, ma la flotta è al completo d’estate e in questo periodo molti velivoli sono in manutenzione. Adesso venti piloti si alternano alla guida di cinque apparecchi, a cui se ne aggiungono altri due che sono stati mandati dalla Croazia, su richiesta del governo italiano che ha attivato a Bruxelles la procedura del Meccanismo europeo di protezione civile.