ItaliaOggi, 28 ottobre 2017
Diritto & Rovescio
Cent’anni fa, il 24 ottobre 1917, scoppiò in Russia la rivoluzione comunista. Lo Stato venne violentemente abbattuto con un colpo di Stato. La famiglia reale venne sterminata senza processo. I rivoluzionari regolarono i conti di potere fra di loro, non con delle mozioni o dei congressi ma a colpi di fucile, di pistola, con l’impiccagione o con la deportazione nei gulag (il modo con il quale eliminare l’avversario fu l’unico pluralismo allora previsto e possibile). Gli avversari sconfitti e inoffensivi, ormai, come Trotzkij, vennero raggiunti nell’altra parte del mondo e abbattuti con picconate sulla testa. Le elezioni vennero abolite. Ma la Stampa dice, addirittura in un vistoso sommario: «Tra i risultati positivi ci fu la fine dell’analfabetismo e l’industrializzazione». Ma in Italia i due obiettivi, oltre al welfare generoso e al miracolo economico, furono raggiunti senza stermini di massa e garantendo a tutti la libertà di voto e di opinione. Le tossine del ’68 riaffiorano anche quando si credeva che fossero state spazzate via.