Notizie tratte da: Gianluca Lioni, Michele Fina, I grandi discorsi che hanno cambiato la storia, Newton Compton, Roma, pagg. 320, € 10 , 29 ottobre 2017
LIBRO IN GOCCE NUMERO 155 (I grandi discorsi che hanno cambiato la storia) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca L’ARRINGA DI SUSAN BROWNELL ANTHONY Muršili
LIBRO IN GOCCE NUMERO 155 (I grandi discorsi che hanno cambiato la storia)
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L’ARRINGA DI SUSAN BROWNELL ANTHONY
Muršili. Re Hattušili, sovrano dell’impero ittita, che nel 1620 a.C., pochi giorni prima di morire, ribaltò la successione al suo trono con un discorso pronunciato davanti al panku, l’assemblea dei nobili, in cui spiegò che dopo aver diseredato i due figli diretti, si apprestava a fare lo stesso con il nipote Labarnaš, colpevole di «non aver pianto nessuna lacrima» né «mostrato compassione» di fronte alla malattia del re. «Ecco, ora è Muršili mio figlio: riconoscete lui, mettete lui sul trono! A lui è stato dato dalla divinità un grande cuore, e la divinità lo metterà come un leone al suo posto». Muršili, figlio di sua figlia, era ancora un bambino ma diventato adulto sarà il coraggioso sovrano che, con una campagna senza precedenti, sconfiggerà la leggendaria Babilonia.
Zhou. «Ascoltate, o numerosi ufficiali dell’estinta dinastia Shang. Il cielo, nella sua giustizia, ha fatto cadere senza pietà grandi disgrazie sulla vostra casa. Noi, la casa degli Zhou, siamo ora favoriti dal mandato del cielo. Noi siamo incaricati di assistere il cielo nel mostrare la sua giustizia. Noi, con l’autorità del re, dobbiamo portare i suoi castighi e privare la vostra casa del mandato che una volta avevate ricevuto. Noi dobbiamo render conto della nostra condotta al Signore nell’alto» (il discorso del duca Gong della dinastia Zhou, pronunciato nel 1046 a.C., il giorno della fondazione della nuova capitale, il primo a teorizzare la dottrina del “mandato del cielo” in Cina).
Demostene. Demostene, il più grande oratore di tutta la Grecia, era balbuziente.
Alessandro Magno. Il discorso pronunciato da Alessandro Magno ai suoi soldati nel 326 a.C. per convincerli a proseguire l’avanzata in Oriente fu seguito da un lungo silenzio. Poi il generale Ceno si alzò e spiegò che gli uomini erano stanchi e volevano tornare dalle famiglie. Furioso, Alessandro si chiuse nelle sua tenda per tre giorni. Si dovette fermare sulle rive del fiume Ifasi, dove fece costruire dodici altari agli dèi, alti come torri d’assedio, e al centro una colonna di bronzo con incise queste parole: «Qui si fermò Alessandro».
Crociate. Secondo gli storiografi papa Urbano II, che con il suo appello di Clermont il 27 novembre del 1095 diede il via a due secoli di crociate, non pensava neppure lontanamente a una conquista armata del Sepolcro, ma voleva soltanto distogliere la nobiltà europea dalle beghe intestine e indirizzarla verso l’obiettivo comune di soccorrere i bizantini minacciati dalla Turchia.
Garibaldi. «La fortuna che oggi ci tradì, ci arriderà domani. Io esco da Roma, chi vuole continuare la guerra contro lo straniero, venga con me. Io non offro né paga, né quartieri, né provvigioni. Io offro fame, sete, marce forzate, battaglie e morte. Chi ha il nome d’Italia non sulle labbra soltanto, ma nel cuore, mi segua. Varcata la porta di Roma, un passo indietro sarà un passo di morte!» (Giuseppe Garibaldi, il 2 luglio 1849, nel colonnato di piazza San Pietro al popolo romano sconfitto dalle truppe francesi).
Donne. La signorina Susan Brownell Anthony fu condannata a pagare una multa per essersi recata a votare per le elezioni federali nel 1872, negli Stati Uniti. Emessa la sentenza, il giudice le chiese se avesse qualcosa da aggiungere. «Sì, vostr’onore, ho da dire tante cose, poiché voi nel vostro verdetto di colpevolezza avete calpestato ogni principio vitale del nostro governo. I miei diritti naturali, i miei diritti civili, i miei diritti politici, i miei diritti giuridici vengono tutti ugualmente ignorati. Derubata del privilegio fondamentale della cittadinanza, sono stata degradata dallo status di cittadina a quello di sottomessa; e non solo individualmente, bensì tutto il mio sesso, grazie al verdetto di vostr’onore, è condannato alla sottomissione politica sotto questa cosiddetta forma di governo».
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 29/10/2017