La Stampa, 27 ottobre 2017
Una croce per scheda. Così funzionerà l’attribuzione dei seggi
Che aspetto avranno le schede?
Per la prima volta, verranno accompagnate da un tagliando anti-frode nella speranza di evitare qualche broglio. Ne riceveremo due: una per la Camera e l’altra per il Senato (a patto di avere più di 25 anni). Una volta in cabina, ci troveremo davanti dei lenzuoli, perché oltre ai simboli dei partiti vi saranno riportati i nomi di tutti i candidati in lizza. Se ci saranno degli «impresentabili», non sarà difficile individuarli.
Chi verrà eletto?
Da ciascuna scheda emergeranno svariati vincitori. Anzitutto dovremo scegliere tra i candidati nel collegio uninominale dove siamo residenti. Ogni partito (o coalizione di partiti) ne avrà uno soltanto, che sarà indicato ben visibile in alto. Conquisterà il seggio chi tra tutti i concorrenti in gara arriverà primo. Anche un voto in più sarà sufficiente. In questo modo saranno individuati 231 deputati e 109 senatori. Il resto del Parlamento (quasi i due terzi del totale) sarà composto dai nomi che troveremo alla destra di ciascun simbolo. Ne troveremo da 2 a 4, con alternanza di genere. Ogni partito ne eleggerà in proporzione ai voti ricevuti, su base nazionale alla Camera e regionale al Senato.
Potremo dare preferenze?
No, dovremo votare in blocco scegliendo contemporaneamente il candidato del collegio uninominale, il simbolo (o i simboli) e i candidati della parte proporzionale. Questi ultimi scatteranno nell’ordine in cui li leggeremo sulla scheda. Non potremo sceglierli noi, sarà un prendere o lasciare.
Come potremo regolarci in caso di più partiti alleati?
Se avremo una particolare preferenza per uno di quei partiti, basterà fare una croce sul simbolo corrispondente, che risulterà ben visibile e per giunta a colori. Automaticamente il voto si trasferirà sul candidato comune (per il collegio uninominale) e su quelli a destra (collegi plurinominali proporzionali). Se invece non ci importerà di scegliere un partito specifico, sarà sufficiente segnare il candidato in alto. Vorrà dire che, per quanto riguarda la quota proporzionale, il nostro voto finirà in un montepremi comune; i partiti coalizzati se lo spartiranno in base alle percentuali di quanti, diversamente da noi, si saranno espressi.
Si potrà indicare il candidato di un partito e il simbolo di un altro partito?
No, il voto «disgiunto» non è consentito dal Rosatellum, pena l’annullamento della scheda. Se volessimo eleggere un certo candidato, ma il nostro cuore battesse per un altro partito, saremo costretti a compiere una scelta dolorosa.
Correremo il rischio di “sprecare” il voto?
Un voto non è mai buttato, perfino quando è di pura testimonianza. Ma per rendere politicamente più efficace la nostra scelta, dovremo tenere a mente due percentuali. La prima è l’1 per cento: il partito che non la supera rimarrà senza eletti e le sue ceneri verranno sparse al vento, nel senso che i suoi voti saranno spartiti tra tutti gli altri. L’altro numero da tenere a mente è il 3 per cento: chi non ci arriva resterà ugualmente fuori dal Parlamento, però le sue “spoglie” non verranno fatte a brandelli. I voti di questi partiti finiranno agli alleati, e quasi mai politicamente gratis. Secondo i grillini è un volgare trucco inserito nella nuova legge per favorire il Pd; secondo la dottrina costituzionale più autorevole è invece un metodo apprezzabile per non lsprecare voti, appunto.
Nel nuovo sistema quale sarà il voto più “utile”?
Certamente quello che, nei collegi uninominali, farà pendere il piatto della bilancia a favore di un candidato. Se un partito riuscisse a conquistare il grosso di questi 231 collegi, sarebbe quasi certamente in grado di governare da solo, senza «inciuci». Ecco perché Rosatellum sembra concepito apposta per calamitare la massa dei voti sui partiti (o sulle coalizioni) con maggiori chance di vittoria finale. Tutti gli altri pagheranno pegno.