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 2017  ottobre 27 Venerdì calendario

Ecco il nuovo sistema elettorale: trucchi, nominati e il regalo a B.

La legge elettorale più pazza del mondo è appunto legge: è col Rosatellum (da Ettore Rosato) o Verdinellum (da Denis Verdini) che andremo a votare l’anno prossimo. Significa che il pokerista Matteo Renzi si giocherà (se sopravvive alla scoppola in Sicilia) il suo ultimo all-in: dato il sistema e i numeri possibili, il suo obiettivo massimo è un governo di larghe intese con Forza Italia e frattaglie varie. Il rischio che corre è comunque enorme: è quello di una vittoria del centrodestra, ipotesi niente affatto impossibile.
Come funziona. Il sistema è, o meglio sarebbe, per circa un terzo maggioritario e per il resto proporzionale. In numeri: 232 seggi alla Camera (compresi i sei del Trentino Alto Adige e quello della Val d’Aosta) e 109 al Senato saranno assegnati attraverso collegi uninominali in cui viene eletto chi ha più voti in quel territorio. Il resto dei parlamentari (386 alla Camera, 200 in Senato) saranno eletti col proporzionale in brevi listini bloccati (si parla tecnicamente di “nominati” dai capi partito). La soglia di sbarramento per le liste è fissata al 3% dei voti su base nazionale (poco meno di un milione di voti a stare alle ultime affluenze). Tornano pure le coalizioni, che però sono false: non hanno l’obbligo di avere un simbolo o un programma comune, al contrario ogni lista dovrà indicare il suo “capo politico”.
Le liste civetta. C’è una previsione della nuova legge elettorale che è una sorta di istigazione alla truffa dell’elettore: ferma restando la soglia di sbarramento al 3%, infatti, i voti di una lista potranno concorrere al totale della coalizione di cui fa parte dall’1% dei consensi nazionali in poi, cioè solo 300-350 mila voti attualmente: è un incentivo alla creazione di liste civetta. Il partito animalista di Michela Vittoria Brambilla, ad esempio, ne è un esempio tipico: i sondaggi lo accreditano appunto dell’1% dei voti. Premiati anche i cacicchi locali, quelli che hanno pacchetti di consensi personali: non è un caso che già si parli di una “quarta gamba” del centrodestra con gente tipo Raffaele Fitto (ha circa 70 mila voti “suoi” in Puglia), Flavio Tosi (forte a Verona) etc. Non liste, né partiti, né coalizioni, ma holding elettorali pronte a sciogliersi dopo il voto.
La truffa. Il marchingegno truffaldino più pericoloso, però, è il voto unico. Funziona così: votando il candidato del maggioritario il voto va automaticamente alla lista o alla coalizione che lo sostengono; non esiste, cioè, un vero sistema maggioritario, ma un proporzionale con diversi metodi di elezione visto che non viene premiato il rapporto tra candidato e territorio. Nel caso di chi vota un candidato sconfitto l’effetto è paradossale: il suo unico voto espresso nella parte uninominale della scheda finisce alla lista o alla coalizione sottostante che, col sistema dei resti, potrebbero col suo voto far scattare un eletto nel listino plurinominale di un’altra circoscrizione. Un pastrocchio. Il sistema è talmente innaturale che sulla scheda – per legge – ci sarà la spiegazione di come si vota e, soprattutto, non si vota. Un esempio: se uno fa la sua croce su Bersani candidato nell’uninominale, ma poi vuole supportare il M5S nel proporzionale, il voto sarà giudicato nullo (sempre che Mdp e M5S non si coalizzino, ovviamente).
Rischio suicidio. Come detto questo sistema è pensato per non produrre un vincitore, ma solo per concedere indebiti vantaggi ai grandi partiti coalizzati via “liste civetta” e “voto unico”. L’idea è consentire a due partiti con sondaggi pericolanti – Pd e Forza Italia – di essere una base solida per il prossimo governo di unità nazionale (e la fine del Quantative easing della Bce sarà una spinta non secondaria in questo senso aumentando la capacità di ricatto dei cosiddetti “mercati”). È la scommessa pazza di Matteo Renzi: i democratici ancora azionisti di maggioranza di un esecutivo di coalizione. Cosa può andare storto? Molto: questa è la legge sbagliata per un politico come Renzi, che ha passato la sua breve carriera nazionale a distruggere i suoi alleati. Paradossalmente il centrodestra ha una coalizione assai più forte e la possibilità di allargarla con Brambilla e i cacicchi: questo gli dà un indubbio vantaggio nei collegi uninominali, specialmente al Nord dove la Lega è molto forte. Berlusconi, Salvini & C, insomma, rischiano di vincere davvero. Molto penalizzati invece la sinistra (troppo debole per il maggioritario se non si allea con Renzi), e il M5S, che ha un voto omogeneo sul territorio nazionale e rischia di arrivare spesso secondo nell’uninominale finendo per avere, col 27% dei voti che gli danno i sondaggi, meno del 20% degli eletti.