Il Messaggero, 27 ottobre 2017
Via da scuola accompagnati. La stretta alle medie divide
ROMA Una volta si cantava «Non ho l’età, per uscire sola con te». Oggi il divieto riguarda l’andar via da scuola ma il ritornello non cambia. Anche i ragazzini delle scuole medie dai 10 ai 14 anni, per tornare a casa dopo le lezioni devono essere prelevati necessariamente da un adulto: da un genitore o da un’altra persona comunque autorizzata da mamma e papà. E vale per tutti: anche per quei tredicenni che, in piena adolescenza, si sentono grandi, autonomi, indipendenti. O, comunque, vorrebbero sentircisi. Ma non così, non tornando a casa soli da scuola. La legge, prevista dal Codice civile per la tutela dei ragazzi con meno di 14 anni è tornata a far discutere dopo la recente sentenza di Cassazione che ha condannato il ministero e l’istituzione scolastica per la morte di un bambino di 11 anni, investito dopo l’uscita da scuola in quanto non accompagnato. Con l’avvio del nuovo anno scolastico quindi, gli istituti hanno chiesto alle famiglie di prendere i ragazzi dopo le lezioni perché non sarebbero potuti tornare a casa da soli.
«La legge è legge – ha dettato iero in tv la ministra all’Istruzione Valeria Fedeli – Le scelte dei presidi sono conformi al quadro normativo attuale, come interpretato ed applicato dalla giurisprudenza. È una questione di assunzione di responsabilità». E alle rimostranze di chi, non potendo andare a scuola all’ora di pranzo, non sa come organizzarsi, la ministra ha consigliato di coinvolgere i nonni visto che «per loro è un gran piacere, andare a prendere i nipotini». Ma non tutti hanno i nonni a disposizione o la possibilità di coinvolgere una babysitter, un vicino di casa o la mamma di un compagno di classe. Come ci si comporta?
RESPONSABILITÀ
«I presidi devono rispettare la norma – spiega Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi – oggi si parla tanto della questione solo perché la sentenza ha messo giustamente in allarme i dirigenti scolastici, che rispondono in prima persona per eventuali rischi, ma si trattava comunque di una norma dormiente. Comunque, se si vuole uscire dalla questione, occorre rivedere la legge: se pensiamo che oggi per l’educazione all’autonomia di un ragazzo di 13 anni sia giusto che torni a casa solo, bisogna far esprimere il legislatore». Dello stesso avviso anche le famiglie che chiedono esse stesse maggiore autonomia di scelta: «Cambiamo la legge – suggerisce Gigi de Palo, presidente del Forum delle famiglie italiane – ogni genitore sa se il proprio figlio è in grado di tornare casa da solo o meno. Io ho 4 figli e mi comporto diversamente con ognuno di loro: c’è quello che rientra da solo perché so che può farlo e quello che, invece, andrò sempre a prendere a scuola perché credo sia meglio così. Lasciate a noi decidere come comportaci visto che un genitore non metterebbe mai in pericolo il proprio figlio».
Quindi, anche se papà lo ritiene pronto, il ragazzino deve essere accompagnato. Per sperimentare l’autonomia da grande, l’adolescente dovrà farlo il pomeriggio: «Se volete far sperimentare ai ragazzi un’autonomia – ha aggiunto infatti Fedeli – lo si può fare ma non nel rapporto casa-scuola o scuola-casa».