Il Messaggero, 27 ottobre 2017
Terremoto, dopo un anno consegnata solo una casetta su tre. Nessuno sposta le macerie private
NORCIA Inutile muoversi in avanti. A un anno dal terremoto, quello delle scosse di ottobre, feroci e devastanti, il progresso del doposisma si misura sempre con gli stessi parametri, quelli dell’emergenza. Ovvero, casette e macerie. Infatti, se le macerie non vengono rimosse non c’è ricostruzione e se la gente rimasta senza una casa non viene sistemata in rifugi stabili in cui trascorrere almeno quattro o cinque anni, allora la seconda fase può attendere.
MODULI ABITATIVI
Si chiamano casette, quasi a voler sottolineare la loro precarietà, ma tecnicamente vengono denominate moduli abitativi. Dopo la scossa del 24 agosto, quella che distrusse Amatrice, era stato stimato un fabbisogno di circa 1.100 casette, un numero più che triplicato dopo i successivi eventi sismici di ottobre e di gennaio 2017: ad oggi, sono state ordinate 3.702 Sae in 50 comuni. In particolare, l’Abruzzo ha ordinato 250 casette, nel Lazio sono 826 gli ordinativi, nelle Marche 1.843 e, infine, in Umbria ne sono state richieste 783. Ad oggi sono state consegnate ai sindaci 1.054 casette, di cui 436 ad Amatrice, 188 ad Accumoli, 215 in Umbria – tra Cascia, Norcia e Preci -, 214 nelle Marche (ad Arquata del Tronto, Castelsantangelo sul Nera, Fiastra, Monte Cavallo, Muccia e Pieve Torina) ed una a Torricella Sicura (TE). Attualmente sono in corso lavori in 126 aree di cui 25 in Abruzzo, 16 nel Lazio, 58 nelle Marche e 27 in Umbria. Sui tempi di consegna gli amministratori sono spaccati: se da una parte i vicecommissari, ossia i presidenti delle Regioni, parlano di fine consegna entro l’anno, la realpolitik dei sindaci racconta un’altra verità. E il rischio è che se ne parli ancora per una buona parte del 2018.
GLI ASSISTITI
D’altra parte basta incrociare le cifre. In seguito alle scosse del 26 e del 30 ottobre è stato raggiunto il picco massimo di coloro che avevano bisogno di assistenza, pari a 31.763 persone, mentre dopo la scossa del 24 agosto il numero massimo di assistiti era 4.807. Ad oggi sono 6.486 le persone assistite e di queste 4.652 si trovano in strutture alberghiere, di cui 2.256 sul proprio territorio e 2.396 in altre località. Altre 1.034 trovano accoglienza nel proprio comune nei moduli container allestiti nei mesi scorsi dal Dipartimento, mentre 800 sono ospitati negli alloggi realizzati in occasione di terremoti del passato in Umbria, Marche e Abruzzo e in altre strutture comunali. Polverose e tristi come carcasse di città fantasma, le macerie dell’ultimo terremoto sono ancora lì, stese e quasi intatte a mostrare i panni sporchi della ricostruzione.
CALCINACCI IMMOBILI
Non esiste al mondo un tappeto sotto al quale infilare, come fanno certe colf infedeli, oltre 4000 tonnellate di laterizi, maniglie, porte, automobili e bidè strappati alle case e alla vita delle famiglie. Si chiamino Amatrice o Norcia oppure Arquata del Tronto, nei 60 comuni d’Italia in cui la zona rossa ha sostituito i centri storici, le macerie sono praticamente intatte come nei giorni delle scosse, forse messe un po’ meglio dalle ruspe. Ma niente di più. Si calcola che appena il 6 per cento di tutta la montagna degli effetti del terremoto ha ricevuto una sistemazione definitiva Vero, non si tratta più di quelle degli edifici pubblici, ma i calcinacci delle abitazioni private sono oltre l’80 per cento dell’insieme. Una montagna immobile.