la Repubblica, 27 ottobre 2017
Sorpresa, torna Schröder e libera attivisti in Turchia. Merkel in imbarazzo
FRANCOFORTE Schizofrenia di Stato? Angela Merkel non ha mancato occasione in campagna elettorale di demonizzare il suo predecessore Gerhard Schröder per la recente, discutibile scelta di diventare presidente del colosso energetico Rosneft, il gioiello di Putin finito sulla lista nera delle sanzioni Ue. Ma intanto, segretamente, ha accettato che l’ex cancelliere socialdemocratico trattasse con Erdogan la liberazione degli attivisti e dei giornalisti tedeschi finiti ingiustamente in carcere dopo il putsch fallito contro il Sultano. Il risultato si è visto ieri: la notizia a sorpresa della liberazione improvvisa dell’attivista Peter Steudtner, della capa di Amnesty International in Turchia Idil Eser, e dell’esperto di informatica svedese che vive a Berlino, Ali Gharavi, ha fatto il giro del mondo. Il successo diplomatico è indiscutibile, ma i risvolti politici un tantino imbarazzanti. E non solo per Merkel: anche per il leader della Spd Martin Schulz. L’ex candidato alla cancelleria aveva bollato il sì a Rosneft di Schroeder – criticato in Germania da anni per essere già consigliere di un altro gigante russo di Stato, Gazprom – come «sbagliata». Dunque la ricostruzione dei fatti odora anche di intrigo contro Schulz, che dopo la batosta elettorale continua ad essere in grande difficoltà, anzitutto nel suo partito.
L’idea di chiedere aiuto a Schröder è venuta a Sigmar Gabriel, ministro degli Esteri uscente (e, sia ricordato per inciso, candidato alla cancelleria sostituito in corsa proprio da Schulz). Il primo indizio si coglie alla fine di agosto. Durante un incontro con i cittadini, Gabriel racconta, a proposito dello scandalo Rosneft, che Schröder è il benvenuto se, come accadde tre anni fa, riesce a ottenere la liberazione di soldati in missione Osce in Ucraina, un po’ meno se si lega a un’azienda come Rosneft. Non è un riferimento casuale. Proprio nelle stesse ore il capo della diplomazia tedesca sta già chiedendo aiuto a Schröder per la difficilissima situazione in Turchia, dove dieci tedeschi sono detenuti da mesi senza uno straccio di accusa.
Va ricordato che quando era cancelliere, nei primi anni Duemila, Schroeder si era battuto insieme al presidente francese Chirac per favorire un negoziato per l’adesione della Turchia alla Ue. All’epoca, Merkel era leader della Cdu e dell’opposizione, ed era contrarissima a un avvicinamento con Ankara. Insomma: il rapporto di Schröder con il Erdogan, ricordavano ieri i media tedeschi con una certa malizia, non è ai livelli di quello con Putin, ma è comunque discreto. Morale: la vecchia volpe socialdemocratica accetta ad agosto la richiesta di Gabriel ma a una condizione: che Merkel la benedica. Il primo settembre la cancelliera lo riceve, una stretta di mano suggella il patto segreto. Due giorni dopo, la cancelliera va in tv per il duello con Schulz davanti a milioni di telespettatori, e, col senno di poi, arriva il primo colpo di scena.
L’unico punto su cui Schulz punzecchia ripetutamente e pesantemente Merkel è proprio la Turchia, le chiede di agire contro Erdogan. Lei glissa, fa qualche concessione al leader della Spd ansioso di sentire parole forti contro il Sultano, ma non dimentica il patto con Schröder. Schulz, quindi, non sapeva?
Intanto, Schröder vola ad Ankara nei giorni delle elezioni, poi riferisce a Merkel del colloquio di due ore avuto con Erdogan e delle sue lagne sul governo tedesco. Ma la liberazione degli attivisti sembra ormai a portata di mano. Poi, a fine settembre, a missione compiuta, Schröder vola sereno a Mosca. E firma con Rosneft.