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 2017  ottobre 27 Venerdì calendario

Addio dominio dei mari: la Royal Navy di Sua maestà svende la gloriosa flotta

Londra Cosa avrebbe detto il povero ammiraglio Nelson? La Royal Navy, la gloriosa Marina britannica, si prepara a svendere la sua flotta per tappare un buco di bilancio di 20-30 miliardi di sterline. «Britannia rules the waves», la Gran Bretagna regna sui mari, era il motto di un tempo. Ora potrebbe non essere più neppure in grado di lanciare operazioni anfibie, cioè dal mare alla terra. I giorni ormai lontani dei trionfi di Trafalgar vengono consegnati definitivamente alla storia.
Secondo la rivista specializzata Jane’s Navy International, ripresa dai giornali inglesi, i responsabili del governo di Londra avrebbero avvicinato le marine di Brasile e Cile per informarle della prossima vendita di cinque fregate, su un totale di tredici, nonché delle uniche due navi anfibie d’assalto. Inoltre è emerso che due dei quindici dragamine britannici sono stati messi in disarmo perché rimodernarli risultava troppo costoso.
Il ministero della Difesa ha negato di aver «preso impegni» con Brasile e Cile. Ma intanto quattro delle fregate in questione sono all’ancora in una base navale vicino Plymouth e due di esse vengono sottoposte a un periodo di manutenzione. «Alcune sono così malmesse – ha rivelato una fonte militare al Times – che bisognerebbe spendere un’enorme quantità di soldi per mantenerle operative».
Il problema è che queste navi sono entrate in servizio negli anni Novanta e avrebbero dovuto solcare i mari per non più di una quindicina d’anni. Ma i ritardi nel completare un nuovo tipo di fregate hanno reso necessario prolungare il loro uso: e questo comporta un aumento dei costi di manutenzione e riparazione in un contesto di ristrettezze di bilancio.
È per questo che mercoledì i vertici militari si sono riuniti al ministero della Difesa per discutere dei possibili risparmi. Oltre ai sacrifici già indicati, si parla di un taglio di mille unità nei Royal Marines e di un dimagrimento della flotta di elicotteri della Marina.
A contribuire al ridimensionamento della potenza navale britannica non è estranea la Brexit: la svalutazione della sterlina che ne è conseguita ha fatto saltare gli obiettivi di risparmio e di spesa nell’acquisto e supporto di navi, aerei e sottomarini.
Il ministero della Difesa sostiene che stanno cambiando le priorità: ora bisogna proteggersi da minacce cibernetiche, missili balistici e da crociera, attacchi biologici, chimici e radiologici. Ma è anche vero che le fregate di cui la Royal Navy vorrebbe disfarsi, equipaggiate di micidiali missili anti-navi, vengono usate nelle azioni di contrasto ai sommergibili russi, le cui attività nei mari del Nord si sono fatte sempre più aggressive negli ultimi anni. E inoltre sono necessarie per scortare e proteggere le due nuove portaerei della Marina.
La realtà è che una capacità militare senza eguali in Europa ha garantito finora alla Gran Bretagna una proiezione globale molto al di sopra del suo effettivo peso specifico, anche dopo la perdita dell’impero.
Ma ora che Londra con la Brexit ha scelto di allontanarsi dall’Unione, e a fronte di un rinnovato isolazionismo americano che probabilmente non si esaurirà con Trump, la traiettoria britannica sembra avviata verso un progressivo ridimensionamento del suo ruolo internazionale: il mezzo disarmo della flotta, vanto dei tempi di Nelson, ne è solo la logica conseguenza.