il Fatto Quotidiano, 26 ottobre 2017
Solo Ponzetti può risolvere il giallo di Catalogna
Da oggi in libreria l’ultimo caso da risolvere per il commissario Ponzetti tra Roma e Barcellona. A raccontare “L’undicesima ora” è il suo stesso creatore.
Il commissario Ponzetti è una voce senza volto. Il suo personaggio percorre da dieci anni le strade di Roma: pensoso, riflessivo, a tratti malinconico. Ma nessuno, nemmeno il suo autore, sa come sia fatto.
Ha il curioso privilegio di raccontare in prima persona i suoi casi: è un io narrante in prestito a se stesso, e si sobbarca ogni volta la doppia fatica di indagare, riflettere, dialogare con tutti, collaboratori, testimoni, assassini, comparse, di rievocare a posteriori la vita delle vittime a cui fare giustizia. E di farlo dovendo ogni volta tirare il fiato, sporgersi fuori dalla pagina bianca, raccontarlo al lettore, senza confondersi troppo, per poi rituffarsi nella storia.
La sua nuova avventura, l’ottava, come Ottavio è il suo nome, s’intitola L’undicesima ora: e parte da un “interno giorno”, un loft ristrutturato modernamente, in bianco e nero, nel quale un noto architetto romano ha trovato la morte senza che nessuno, amici, familiari, clienti, se ne accorgesse per più di una settimana. Una perfetta solitudine, squarciata soltanto dall’ultima lettera scritta a una donna misteriosa e forse mai spedita: un documento di Word perduto in un computer poco utilizzato.
Il commissario partirà da questo “messaggio in bottiglia” per allargare in progressivi cerchi la sua ricostruzione dei fatti.
Scoprirà che l’autopsia sul corpo dell’architetto – che ha un nome fin troppo comune, Paolo Rossi, come l’eroe del Mundial di Spagna – non ha dato risposte certe, ma sembra escludere la morte violenta. Eppure, nella stessa notte in cui l’uomo moriva in quell’appartamento già poco vissuto ed apparentemente asettico, un’altra casa, ben più grande e ricca, anch’essa di proprietà di Rossi, viene distrutta da un incendio. Doloso. Su questo i vigili del fuoco non hanno dubbi.
Cos’è? Una casualità beffarda? Oppure la vita di quest’uomo celava un segreto, per cui qualcuno aveva tentato di farlo fuori, ma sbagliando indirizzo? Questa grottesca e tragica coincidenza apre il ventaglio delle indagini.
Ma Ponzetti non è un battitore solitario.
Al suo fianco, fin dalla prima indagine, come ogni investigatore che si rispetti, compare una spalla, Mario Iannotta, ispettore, trasteverino doc, uomo di poche parole – tutte rigorosamente in romanesco – e pensieri semplici, diretti, intuitivi. Il commissario non può farne a meno: Iannotta è la sua zavorra buona, argine e sostegno, contrappeso schietto alle sue divagazioni, amico fedele e rispettoso dei suoi spazi, come si dice oggi per ogni coppia che cerchi un equilibrio non troppo precario.
Ma gli spazi vitali di Ponzetti diventano precarissimi quando rientra nella sua complessa galassia familiare: Gloria, una moglie apparentemente arrendevole, due figlie, Gisella e Maria, complicate e irriverenti. La prima vive da anni in casa dei genitori assieme al suo compagno, il catalano Jorge, e alla loro bambina, Serena, che ormai ha sei anni. Loro, di spazi vitali, non sentono il minimo bisogno e Jorge, architetto squattrinato e arruffato, frequentatore di centri sociali, bomba-carta perennemente inesplosa, sembra il perfetto contrario di Ponzetti, uomo pacato e destinato al mantenimento dell’ordine per vocazione e mestiere.
Eppure, fra i due, in ogni episodio della serie, si stabilisce un punto di contatto, un modo anarchico e sottile di condurre le indagini, un’attrazione fatale per cui Jorge, antisistema per natura, finisce per aiutare il commissario di polizia a risolvere il caso. Tanto più questa volta, dato che la vittima, o presunta tale, è architetto come lui.
Ma non è questo il solo punto di contatto fra Jorge e Paolo Rossi: l’architetto defunto aveva una passione smisurata per il più grande genio catalano di tutti i tempi: Antoni Gaudí, l’autore della Sagrada Familia e delle tante mirabolanti creazioni architettoniche che rendono Barcellona unica al mondo.
E quando Ponzetti scopre che il mistero attorno a cui ruotano le ultime ore di vita di Paolo Rossi ha a che fare proprio con Barcellona e con Gaudí, si decide a partire fingendo di accettare l’invito dei consuoceri, i genitori di Jorge, per andare fino in fondo, al cuore della sua indagine, e tornare a Roma con una consapevolezza nuova, che lo porterà al cuore del segreto di Paolo Rossi.
Il resto è un giallo e lo potranno apprezzare solo coloro che vorranno durare la fatica di leggerlo e scoprire, mistero nel mistero, anche il significato del titolo. Ma per poter sapere a che cosa allude l’espressione L’undicesima ora dovranno aspettare lo scoccare dell’ultima pagina.