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 2017  ottobre 26 Giovedì calendario

Umberto Eco: Il complotto logora chi lo vede. L’intervento alla Milanesiana 2015, il Festival ideato da Elisabetta Sgarbi

Chiamato a intervenire sul tema dell’ossessione o delle ossessioni, ho pensato che certamente una delle ossessioni dei nostri tempi è quella dei complotti.
Basterebbe una rapida navigazione in Internet per scoprire quanti complotti (ovviamente fasulli) vengono denunciati. L’ossessione del complotto, però, non riguarda solo il nostro tempo ma anche i tempi passati. Che esistano e siano esistiti nella storia dei complotti mi pare evidente, da quello per assassinare Giulio Cesare, alla congiura delle polveri, alla macchina infernale di Georges Cadoudal, sino ai complotti finanziari odierni per dare la scalata a qualche società per azioni. Ma la caratteristica dei complotti reali è che essi vengono immediatamente scoperti, sia che abbiano successo, vedi Giulio Cesare, sia che falliscano, vedi il complotto di Orsini per uccidere Napoleone III, o il cosiddetto “golpe dei forestali”, un tentato colpo di Stato organizzato da Junio Valerio Borghese nel 1969-70 o i complotti di Licio Gelli.
I complotti reali, quindi, non sono misteriosi e in questa sede non ci interessano. Ci interessa, invece, il fenomeno della sindrome del complotto e del favoleggiamento di complotti talora cosmici, di cui è popolata Internet, e che rimangono misteriosi e insondabili perché hanno la stessa caratteristica del segreto secondo Simmel, il quale segreto è tanto più potente e seducente quanto più è vuoto. (…) Veniamo al complotto principe di cui si occupano tanti siti Internet, quello dell’11 settembre. Le teorie che circolano sono molte. Ci sono quelle estreme (che si trovano in siti fondamentalisti arabi o neonazisti), per cui il complotto era stato organizzato dagli ebrei, tanto che tutti gli ebrei che lavoravano in quei due grattacieli erano stati informati di non recarsi al lavoro quel giorno. La notizia data da al-Manar, una emittente televisiva libanese, era ovviamente falsa; in realtà nel rogo sono morti almeno duecento cittadini con passaporto israeliano, insieme a molte altre centinaia di ebrei americani. Ci sono poi le teorie anti-Bush, per cui l’attentato sarebbe stato organizzato per avere un pretesto onde potere poi invadere Afghanistan e Iraq. Ci sono quelle che attribuiscono il fatto a diversi servizi segreti americani più o meno deviati; c’è la teoria che il complotto era arabo-fondamentalista, ma il governo americano ne conosceva in anticipo i particolari, salvo che ha lasciato che le cose andassero per il loro verso per avere poi, appunto, il pretesto per attaccare Afghanistan e Iraq (…). In tutti questi casi i sostenitori di almeno uno tra questi complotti ritengono che la ricostruzione ufficiale dei fatti sia falsa, truffaldina e puerile. (…) Mi appello soltanto a quella che io definirei la “prova del silenzio”. Un modello di prova del silenzio va usato per esempio contro coloro che insinuano che lo sbarco americano sulla Luna sia stato un falso televisivo. Se la navicella americana non fosse arrivata sulla Luna, qualcuno che era in grado di controllare la cosa e aveva interesse a dirlo c’era, ed erano i sovietici; se pertanto i sovietici sono rimasti zitti, ecco la prova che sulla Luna gli americani ci sono andati davvero. Punto e basta. Per quanto riguarda complotti e segreti, l’esperienza (anche storica) ci dice che se c’è un segreto, anche se fosse noto a una sola persona, questa persona, magari a letto con l’amante, prima o poi lo rivelerà (solo i massoni ingenui e gli adepti di qualche rito templare fasullo credono che ci sia un segreto che rimane inviolato); se c’è un segreto ci sarà sempre una somma adeguata ricevendo la quale qualcuno sarà pronto a svelarlo (sono bastate qualche centinaia di migliaia di sterline in diritti d’autore per convincere un ufficiale dell’esercito inglese a raccontare tutto quello che aveva fatto a letto con la principessa Diana, e se lo avesse fatto con la suocera della principessa sarebbe bastato raddoppiare la somma e un gentleman del genere l’avrebbe ugualmente raccontato). Ora, per organizzare un falso attentato alle Due Torri (per minarle, per avvisare le forze aeree di non intervenire, per nascondere prove imbarazzanti e così via) sarebbe occorsa la collaborazione se non di migliaia almeno di centinaia di persone. Le persone utilizzate per queste imprese non sono mai di solito dei gentiluomini, ed è impossibile che almeno uno di questi non abbia parlato per una somma adeguata. Insomma, in questa storia manca la Gola Profonda. (…)
Perché le bufale hanno successo? Perché promettono un sapere negato agli altri. (…) Nel libro di Richard Hofstadter, The Paranoid Style in American Politics (1964), si dice che il gusto dei complotti va interpretato applicando le categorie della psichiatria al pensiero sociale. Si tratta di due fenomeni di paranoia. Salvo che il paranoico psichiatrico vede il mondo intero che complotta contro di lui, mentre il paranoico sociale ritiene che la persecuzione da parte di poteri occulti sia volta contro il proprio gruppo, la propria nazione, la propria religione. Il paranoico sociale è, direi, più pericoloso di quello psichiatrico perché vede le sue ossessioni condivise da altri milioni di persone e ha l’impressione di agire, contro il complotto, in modo disinteressato. (…) Ora, che il mondo sia pieno di complottardi potrebbe lasciarci indifferenti: se uno ritiene che gli americani non siano andati sulla Luna peggio per lui. Nel 2013 Daniel Jolley e Karen Douglas in un articolo online, The social consequences of conspiracism, concludevano che “l’esposizione a informazioni che favoriscono la teoria del complotto riduce l’intenzione di impegnarsi in politica rispetto a chi è esposto a informazioni che confutano le teorie della cospirazione”. Infatti se si è convinti che la storia del mondo sia diretta da società segrete – siano gli Illuminati o il gruppo Bilderberg – che stanno per instaurare un nuovo ordine mondiale, che posso fare io? Mi arrendo, e mi rodo. Per cui ogni teoria della cospirazione indirizza la pubblica immaginazione verso pericoli inesistenti distogliendola dalle minacce autentiche. Come una volta ha suggerito Chomsky, immaginando quasi un complotto delle teorie del complotto, a trarre maggior beneficio dalle fantasticherie su un presunto complotto sono proprio le istituzioni che la teoria del complotto vorrebbe colpire. Il che vale a dire che, a immaginare che a far crollare le Due Torri sia stato Bush per giustificare l’intervento in Iraq, ci si muove tra varie allucinazioni e si smette di analizzare le tecniche e le ragioni vere per cui Bush è intervenuto in Iraq, e l’influenza che su di lui e la sua politica hanno avuto i neocons.
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