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 2017  ottobre 26 Giovedì calendario

Montepaschi torna in Borsa, adesso vale 5,2 miliardi

Alla fine è andata meglio del previsto. Montepaschi torna a Piazza Affari dopo dieci mesi e chiude a 4,55 euro per azione, meglio dei 4,28 euro previsti dalla banca anche se ancora decisamente inferiore ai 6,49 euro per azione pagati dal Tesoro per ricapitalizzare la banca. Il prezzo di chiusura valorizza Mps 5,2 miliardi. La minusvalenza per lo Stato è di 1,1 miliardi ma, avvisa un gestore, «l’operazione va vista nel lungo periodo» perché «servirà qualche giorno prima che il prezzo si stabilizzi». Una linea espressa nei giorni scorsi anche dall’ad Marco Morelli, che parlando con i dipendenti nel corso di un incontro informale li avrebbe rassicurati, dicendo che la volatilità del titolo nelle prime settimane non deve essere motivo di preoccupazione.
Il bilancio dell’operazione in realtà il Tesoro potrà farlo solo nel 2021, quando secondo gli accordi con la Ue dovrà uscire dall’azionariato.
Per adesso, il Tesoro è al 52,2% di Mps, ma dal 30 ottobre al 17 novembre la sua quota è destinata a salire, potendo arrivare al 71%. In quel periodo, infatti, i risparmiatori divenuti soci della banca con la conversione dei subordinati potranno vendere le loro azioni allo Stato, che le pagherà 8,65 euro. Se l’adesione all’offerta sarà totale, alla quotazione attuale la perdita del Tesoro crescerà di circa altri 700 milioni di euro.
Intanto la banca «è tornata a svolgere il fondamentale ruolo di erogare il credito a famiglie e imprese», ricordano fonti del ministero dell’Economia che ribadiscono il sostegno al management della banca con un’aggiunta: «deve ora riportare la banca a produrre utili».
I prossimi appuntamenti per Mps saranno il cda di venerdì prossimo, annunciato come «ordinario», e quello del 7 novembre, per l’approvazione della trimestrale. In quell’occasione potrebbe anche essere convocata l’assemblea, che a dicembre sarà chiamata a varare i nuovi statuto e board targati ministero dell’Economia. Per quel che riguarda il cda, si profila una sfida fra tre liste: una del Tesoro, una del secondo azionista, cioè Assicurazioni Generali, e una terza dei fondi divenuti azionisti con la conversione dei subordinati.
Fuori dalla Borsa, ad agitare la banca e la città è l’impegno preso con la Ue di vendere la collezione di opere d’arte raccolta dalla banca nel corso di secoli. Per Claudio Borghi Aquilini, responsabile economico Lega e Manuel Vescovi responsabile della Lega Toscana si tratta di «una vergogna e un’umiliazione senza fine». Per l’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini «Occorre un ulteriore intervento della banca e della Soprintendenza, che devono muoversi per dare ulteriori garanzie di tutela».