la Repubblica, 26 ottobre 2017
Mamma Bce e l’addio al mercato dei bond
Oggi è il gran giorno. Mario Draghi dovrebbe fare un passo importante verso la “normalizzazione” delle politiche monetarie straordinarie avviate durante la lunghissima crisi. La maggior parte degli analisti si attende dettagli su come modulerà il Qe da gennaio, l’acquisto di bond avviato tre anni fa che ha scongiurato una deflazione europea e ha fornito una sostanziale spinta alla ripresa. Ma Draghi stesso ha già detto che una parte del piano potrebbe essere annunciata oggi e un’altra parte più in là.
Certo è che il mercato finanziario, ormai viziatissimo dal più potente e più solido acquirente unico che si possa immaginare, è sulle spine da settimane in attesa di capire come la Bce smonterà man mano la montagna di titoli pubblici e privati che ha accumulato nella sua capiente pancia. Una somma che ha ormai superato ampiamente i 2000 miliardi di euro. E vale, per fare un termine di paragone, quasi quanto l’intero debito pubblico italiano (di cui Francoforte, peraltro, detiene ormai 300 miliardi).
È ovvio se gli investitori ritenessero eccessiva la fretta di rientrare degli acquisti o fossero spaventati dall’indicazione sul destino dei titoli che la Bce ancora possiede, potrebbero avere reazioni inconsulte. La stragrande maggioranza degli economisti prevede già che la graduale sparizione di “mamma Bce” dal mercato dei bond, creerà tensioni sui rendimenti dei titoli. Ma la magnitudo del terremoto dipenderà da come Draghi e il Consiglio direttivo moduleranno la delicatissima fase della normalizzazione. Quel che è certissimo e su cui c’è anche il consenso della Bundesbank, è che il rialzo dei tassi di interesse arriverà ben dopo la fine del Qe. Draghi lo ha ribadito a ogni piè sospinto.
C’è un consenso diffuso tra gli analisti sull’ipotesi che Draghi non userà il termine usato da Ben Bernanke per l’uscita dall’emergenza della Fed. Niente “tapering”, niente riduzione graduale, anche perché il programma di acquisti europeo da 60 miliardi al mese finisce ufficialmente a dicembre, dunque da gennaio verrebbe “rimodulato”. E qui i pareri si dividono: molti scommettono su un proseguimento del programma per nove mesi a 30 miliardi al mese, ma alcuni pensano che Draghi indicherà un termine per la fine degli acquisti, altri no. Tra poche ore, finalmente, il presidente della Bce risolverà il mistero. E anche il linguaggio che userà, come sempre, sarà fondamentale.