la Repubblica, 26 ottobre 2017
L’amaca
Passata l’onda dell’indignazione e dei vari rituali di riparazione, da dove si potrebbe ripartire, in caso di irriducibile ottimismo? Forse da qui: Anna Frank aveva tredici anni quando cominciò a scrivere il suo diario, ha tredici anni uno della ghenga di laziali sotto inchiesta. È un pischello, si direbbe a Roma. Magari travestito da truce, ma pischello. Dove sia cresciuto, udendo quali parole, con quali esempi, con quali amici o fratelli maggiori, costeggiando quali scritte sui muri (e quali muri, e di quali quartieri) possiamo solo immaginarlo. Ciò che sappiamo per certo è che a tredici anni si porta già da scemo e/o da razzista, e non è giusto. Non è giusto per lui, voglio dire. Merita di meglio.
A quasi tutti gli scimmioni di curva si dovrebbe trovare il tempo e il modo di dire: tu meriti di meglio. Se hanno superato i trent’anni è poco più di un pro-forma, lo si dice quasi solo per formalità, senza crederci davvero. Uno che a trent’anni ride dei forni crematori probabilmente meritava di essere quello che è diventato: un povero stronzo. Se gli anni sono venti, il «meriti di meglio» può essere pronunciato con qualche speranza in più. Ma a tredici anni viene da gridarglielo in faccia, al pischello, come un ordine, con il cuore gonfio: tu meriti di meglio!